martedì 28 maggio 2013

Autismo: scoperta la causa.

La proteina BMP svolge un ruolo cruciale nel determinare la notevole crescita della "sinapsi gigante" del "calice di Held". A scoprirlo e' stato un team di ricercatori dell'Ecole Polytechnique Federale de Lausanne. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, aiutera' a far luce su numerose patologie neuropsichiatriche. Le sinapsi giganti in questione hanno dimensioni estremamente grandi, si trovano nella parte uditiva del cervello e sono in grado di trasmettere le informazioni sonore tra neuroni con estrema rapidita', in poche frazioni di millisecondo.
Un ritmo molto piu' veloce rispetto a quello registrato nella maggior parte dei circuiti neuronali del cervello, dove la media e' piu' di dieci millisecondi. Per isolare la proteina responsabile del controllo della crescita delle sinapsi giganti, gli studiosi hanno identificato, attraverso l'analisi dell'espressione genica nei topi, diversi membri della famiglia di proteine BMP tra oltre ventimila possibili "candidati".
La conferma del ruolo importante delle BMP nell'indurre la rilevante crescita delle sinaspi giganti e' arrivata dopo alcuni esperimenti che hanno permesso di inibire l'espressione dei recettori di queste proteine nella regione uditiva del cervello delle cavie, causando di conseguenza la produzione di sinapsi di dimensioni ridotte e di diversa tipologia: al posto del gigantesco calice di Held, una serie numerosa di sinapsi piu' piccole. Cio' dimostra che le BMP non determinano solo il processo di crescita ma attivano anche un meccanismo di selezione. Una scoperta importante dato che alcuni disturbi neuropsichiatrici, come la schizofrenia e l'autismo, si caratterizzano per lo sviluppo anormale della connettivita' sinaptica in alcune regioni chiave del cervello.
           

                                                                            (Fonti: Affaritaliani.it)

giovedì 23 maggio 2013

Antibiotici: anche per il mal di schiena?


Sono anni che i medici dicono che prendiamo troppi antibiotici e spesso quando non ne abbiamo bisogno, eppure, forse, tra qualche anno dovremmo prenderli pure per il mal di schiena. Infatti, secondo qiuando sostengono i ricercatori dell'Università della Danimarca del sud e di Birmingham in Gran Bretagna circa il 40% dei mal di schiena sono provocati da un batterio, lo stesso che genera l’acne, il Propionibacterium acnese. E’un batterio che ha già un ruolo conosciuto nell’insorgere di infezioni: per esempio quelle provocate dalla inserzione di cateteri o da interventi per l’innesto di protesi nell’anca. 
La nuova teoria “batterica” è stata formulata nel corso di analisi del sangue capaci di cogliere i segni anche di infezioni di basso livello, di solito non percepibili. “Ci siamo accorti che la maggior parte dei sofferenti di sciatica mostrava anche segni di infezioni batteriche profonde, quasi nascoste”, spiega il dottor Tom Elliott, docente di microbiologia all’ospedale di Birmingham: “Anche se nessuno di questi pazienti aveva mostrato evidenti segni di infezioni negli ultimi sei mesi”. 
Il batterio è difficile da individuare perché si annida nella colonna vertebrale e sa nascondersi: la normale procedura in una ricerca batteriologica prevede, infatti, la coltura di biopsie vertebrali per tre giorni «ma per questo batterio ne servono quattordici» spiega il ricercatore Claus Manniche.
Riferisce il microbiologo:“E’ la prima volta che si parla di infezione a proposito del mal di schiena, ma ricordatevi quanti interventi chirurgici allo stomaco abbiamo fatto, prima di accorgerci che la causa dell’ulcera era un batterio, l’Helicobacter pylori, che si può sconfiggere con gli antibiotici”. 
Lo studio è stato realizzato su 61 pazienti che dovevano subire un intervento chirurgico
per un'ernia al disco. Tutti soffrivano soprattutto di dolori lombari da più di sei mesi e la risonanza magnetica della loro colonna mostrava una spetto caratteristico che i radiologi chiamano Modic 1.
Quando l’equipe di Elliott ha approfondito le analisi è emerso che nel sangue dei soggetti era presente proprio il Propionibacterium acnes, quello che avvia l’acne. 
Nel corso della sperimentazione i pazienti sono stati divisi in due gruppi. Al primo è stato somministrato un placebo per 100 giorni, il secondo è stato sottoposto ad una terapia antibiotica attiva contro il P. acnes, a base di amoxicillina e acido clavulanico. Alla fine della cura solo i pazienti trattati con antibiotici avevano meno frequentemente dolore alla schiena, solo il 19% del gruppo trattato lamentava ancora dolori costanti. L'anno precedente a lamentarsi era il 75%.
In genere la sua presenza in un individuo sano non desta preoccupazioni: ma secondo i ricercatori inglesi è possibile che piccoli traumi ai dischi intervertebrali provochino microlesioni che, per il batterio, sarebbero la sede ideale di sviluppo.
Si creerebbero a questo punto focolai di infezione nascosti che porterebbero a infiammazioni successive e, dunque, ai dolori diffusi al nervo sciatico.  

Un’altra possibile spiegazione del mal di schiena viene dalla terapia viscerale. I muscoli psoas, che sorreggono la colonna, sono contigui alle pareti del colon. Questo organo è la sede più frequente di infiammazioni nel corpo a causa della dieta errata (la colite affligge almeno il 50% del mondo occidentale). Batteri, funghi e virus possono migraredall'intestino attraverso sangue e linfa e fissarsi in uno degli psoas, destra o sinistra a seconda di  quale parte del colon è infiammata. L’infiammazione cronica del muscolo più importante per l’assetto della colonna dà come risultato la lombalgia. 

In attesa di nuove conferme cerchiamo di non abusare di antibiotici e chiediamo sempre parere al nostro medico. 




 
                                                                                                             (Fonti: Varie)








lunedì 20 maggio 2013

Lo sport nella scuola: la proposta di Josefa

''Sono tante le cose che vorrei fare, ma ci sono delle priorita': quella fondamentale e' che i nostri figli abbiano diritto di fare attivita' motoria, non dev'essere una fortuna o un lusso. Dobbiamo garantire ai bambini una vera cultura sportiva e per farlo dobbiamo partire dalle scuole. Su questo sono convinta che il Coni sara' al mio fianco e che anche con la ministra Carrozza (Istruzione, ndr) lavoreremo insieme''. Quest ha detto il ministro dello Sport Josefa Idem al Consiglio nazionale del Coni il 15 Maggio di quest'anno. 
Oggi su  "La Repubblica" è uscito un articolo di cui riporterò un riassunto. Per l'articolo completo potete cliccare sul link.

Tre ore alla settimana, 108 in un anno. Una conoscenza progressiva e obbligatoria dello sport, tutto lo sport: da sperimentare, praticare e veder praticato da altri, quelli bravi. Discipline da provare, tutti e tutte: sport di base, nuoto e atletica, obbligatori e naturalmente gratuiti; sport di "adattamento all'ambiente", come orienteering, arrampicata, ciclismo, pattinaggio su ghiaccio o a rotelle; sport intrecciati col territorio e la cultura locale: sci per chi è in montagna, vela per chi è al mare, canoa o kayak per gli altri; sport di "cooperazione e opposizione individuale": discipline di combattimento (lotta o pugilato), di racchette (tennis o tennistavolo o badminton) di squadra (calcio, pallavolo, basket e pallamano); sport "artistici ed estetici": danza e ginnastica. Si fa tutto a scuola, durante le 108 ore e in quelle facoltative al pomeriggio, perché ogni scuola deve (non: può. Deve) essere dotata di un'associazione sportiva scolastica che dia accesso alle attività, gratuite o pagando un modesto contibuto. Se a qualcuno l'elenco appena descritto sembra il programma del paese dei balocchi, sappia invece che è il programma dell'educazione sportiva nelle scuole elementari pubbliche in Francia, il nostro grande paese cugino. Scuole elementari, primarie, chiamatele come volete, insomma, i primi anni di vita sociale organizzata dei bambini. Si chiama EPS, un acronimo per Education Physique et Sportive, roba semplice da capire, molto più difficile da fare. Eppure loro la fanno, i
francesi che poi si incazzavano quando Bartali li batteva. Ora ci battono loro a noi, e non si parla solo di
medaglie olimpiche, ma di un bel pezzo di investimento sul futuro.Non è una novità, che la Francia investa così tanto nell'educazione sportiva. Lo è invece, almeno nelle intenzioni, che anche in Italia qualcuno si stia ponendo davvero il problema di come e cosa fare dello sport, dopo decenni di abbandono, un abbandono non finanziario, ma politico, culturale, strategico.
Adesso il ministro dello sport, Iosefa Idem,  dopo aver fatto l'atleta olimpica per tutta la vita  ha voglia di provarci a entrare davvero dentro le scuole con concetti semplici e preziosi: la multidisciplinarietà, le società sportive d'appoggio, la revisione dei programmi, un approccio culturale allo sport non più da dopoguerra, ma da terzo millennio. Roba elementare, appunto, che qualcuno, nelle periferie più illuminate dello sport italiano  ha già capito. Vedremo se basterà l'impegno, e la sintonia con il presidente del Coni, Malagò. Vedremo se un ministro senza portafoglio ma con parecchia energia riuscirà almeno ad accendere un luce. 


Purtroppo sappiamo bene in che condizioni sono le scuole italiane, e soprattutto le strutture sportive delle scuole italiane, credo che potremmo stare tranquilli a sognare ancora per parecchio tempo.


                                                                                                   


                                                                                                       (Fonti: La Repubblica e varie)

martedì 7 maggio 2013

Piloga: la moda 2014

Come ogni disciplina sportiva che si rispetti anche questa nasce in America, e si appresta a diventare di moda con l'apertura del nuovo anno sportivo.
Il Piloga non è altro che l'incrocio tra il Pilates e lo Yoga e, dicono gli esperti, si appresta a scavlcare anche la tanto famosa Zumba e il tnto osannato Pilates.
Quindi da prossimo Settembre le palestre organizzeranno corsi di Piloga promettendoci chissà quali risultati e quali miracoli, come ogni nuova disciplina che si rispetti.
Ma vediamo in dettaglio di cosa si tratta.
È un incrocio delle due attività-cult del momento e punta al benessere psicofisico totale, permette di avere il controllo sul proprio corpo, la consapevolezza della respirazione, essere padroni di ogni muscolo e di ogni movimento, avere una postura equilibrata e una maggiore elasticità, seguite da chi è alla ricerca di un allenamento tonico, riequilibrante e rilassante, che agisca anche su anima e corpo, con effetti detox e antistress.
L’obiettivo del Piloga, chiamato anche Yogilates, è la messa a punto di un protocollo di lavoro che esalti le caratteristiche di concentrazione dello Yoga fondendole insieme a quelle più spiccatamente fisiche del Pilates. Joseph H. Pilates, inventore dell’omonimo e fortunato metodo si ispirò per la sua creazione allo Yoga proprio per le eccellenti caratteristiche legate al controllo, alla concentrazione e la respirazione. Questo metodo vuole andare oltre l’insegnamento di Pilates. Il fine è di riuscire a unire insieme le posizioni statiche dello Yoga (Asana) e gli esercizi del Pilates.
Il termine Yoga deriva dal sanscrito e significa giogo, unione. L’interpretazione è proprio quella di aggiogare il corpo al controllo della mente. Nel corso degli anni, i diversi maestri e le diverse filosofie hanno dato origine ad innumerevoli tipologie di Yoga. Quella forse più conosciuta e che ha una componente fisica più forte è l’Hatha-Yoga. Ogni posizione viene tenuta in maniera statica e ripetuta diverse volte sfruttando la concentrazione e la respirazione.
Quelle più conosciute sono ad esempio quella dell’albero, della montagna, della barca o del fulmine. Il risultato è un allenamento che in un'unica seduta permette di massimizzare i benefici di entrambe, agendo sull'allineamento posturale e sul baricentro del corpo.
Il punto fonte di tale nuova tecnica è sicuramente la possibilità di svolgere un movimento graduale, che non conosce traumi, strappi e sforzi sbilanciati: ogni posizione viene raggiunta nell’assoluta calma e concentrazione, ascoltando il proprio corpo, gli equilibri ed i limiti che ci impone.
Dall’esterno il movimento appare bello ed elegante, poiché non conosce pause o elementi di rottura, ma avviene in maniera continua, dalla posizione iniziale fino ad arrivare all’evoluzione finale ed al raggiungimento del livello massimo di estensione ed allungamento.

                     

                                                                                                                     (Fonti: varie)

sabato 4 maggio 2013

Aforismi e citazioni sullo sport e sugli sportivi

L'uomo che non sa correre, saltare, nuotare è un'automobile di cui si sarebbe innestata sempre e soltanto la prima.
Jean Giraudoux, Lo sport, 1924


I campioni non si fanno nelle palestre. I campioni si fanno con qualcosa che hanno nel loro profondo: un desiderio, un sogno, una visione.
Muhammad Ali


Se passi troppo tempo a riscaldarti, perderai la gara. Se non ti riscaldi affatto, può capitare che non la finirai nemmeno.
Gianni Bugno
  

Anche questo è un vantaggio del correre rispetto agli altri sport: ognuno va per conto suo e
non ha da rendere conto agli altri.
Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979


Lo sport consiste nel delegare al corpo alcune delle più elevate virtù dell'animo.
Jean Giraudoux, Lo sport, 1924


Lo sport è l'unica cosa intelligente che possono fare gl'imbecilli.
Mino Maccari, Punture, 1928


Lo sport è l'esperanto delle razze.
Jean Giraudoux, Lo sport, 1924


Non è raro che un non sportivo e uno sportivo muoiano alla stessa età: ma il primo ha vissuto in stato di conservazione e l'altro in stato di vita.
Jean Giraudoux, Lo sport, 1924







                             (Fonti: Varie)

Tanoressia: quando la tintarella diventa una droga


Con il termine tanoressia si intende la compulsione ad esporsi esageratamente ai raggi solari. Come l'anoressia anche la tanoressia può essere considerata una dispercezione corporea. Se l’anoressico non si vede mai abbastanza magro, allo stesso modo il tanoressico ritiene di non essere mai sufficientemente abbronzato, suggestione che può portare il soggetto ad una forma di dipendenza dall'abbronzatura.
Nel 2005 un'èquipe di studiosi della University of Texas Medical Branch di Galveston ha realizzato un questionario i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Archives of Dermatology, risultati che secondo gli autori dimostrerebbero l'esistenza di un disordine psichico assimilabile alla dipendenza da droghe o alcool ma relativo all'eccesso volontario di esposizione ai raggi UV. La tanoressia può condurre a conseguenze gravi legate alla prolungata esposizione ai raggi UV, tra cui il cancro alla pelle, con particolare riferimento al melanoma il cui rischio di insorgenza verrebbe aumentato del 75%
Questo disturbo si fonda su un senso di insicurezza del sé corporeo per cui le persone hanno un bisogno ossessivo di apparire sempre  abbronzate e se ciò non accade entrano in ansia e non si sentono sicure di sé. Il tono dell'umore, l'autostima e il senso di benessere sono quindi direttamente proporzionali al livello di abbronzatura. I tanoressici hanno dimostrato un basso livello di attenzione nei confronti dei pericoli che la loro dipendenza può loro provocare. In pratica preferiscono avere qualche ruga in più e rischiare la comparsa di tumori della pelle ma non rinunciare ad avere un aspetto abbronzato”.
Inutile dire che, con l'estate in arrivo, i tanoressici sono più esposti ai rischi derivanti da un'eccessiva esposizione solare, come la formazione di nei, rughe e melanomi.Non solo arrossamenti, eritemi e ustioni, ma anche melanomi maligni, varie forme di carcinoma e invecchiamento cutaneo. Questi i rischi che corre chi “abusa” del sole senza proteggersi. E se il 71% degli italiani sembra essersi ormai convinto della necessità di utilizzare opportune creme filtranti scelte in base alle caratteristiche della propria pelle, il restante 29%, praticamente 3 connazionali su 10, rifiuta ancora l'idea di una tintarella intelligente. E nella maggior parte dei casi lo fa per ragioni ''quantomeno curiose, purtroppo indice di una certa ignoranza''. Parola degli specialisti del Gruppo italiano di fotodermatologia (Gifde) della Società italiana di dermatologia e venereologia (Sidev), che hanno condotto un'indagine in materia. 
Dopo mesi in cui la pelle è stata coperta, la sua esposizione al sole deve essere graduale e non totale come molti di noi fanno. Sono tre i passi da fare per non incorrere in rischi: "pulire, tonificare e idratare. Azioni che fanno sì che la pelle arrivi nello stato ideale per accogliere i raggi sani e proteggersi da quelli dannosi come i raggi UVA che, penetrando in profondità, sono responsabili del foto invecchiamento, di allergie solari e nei casi più gravi dei tumori della pelle" spiega il la dott.ssa Fabbrocini.



                                                                                                        (Fonti: varie)