lunedì 26 novembre 2012

MAX DI FRANCO: “La lettera – Il bambino che sogna”

Oggi voglio parlare di un bambino, che oggi è un uomo.
Un ragazzo che tenacemente ha inseguito i suoi sogni e ce l'ha fatta.
Max Di Franco è un giocatore di pallavolo professionista che oggi racconta la sua storia in un film di prossima uscita, sul blog è possibile vederne il trailer.
Il film documentario sarà presentato al VII Convegno "SPORT PER TUTTI" Grandi Eventi Sportivi ed Olimpiadi di Londra 2012 il 14 Dicembre 2012 presso la Sala delle Lapidi (Aula Consiliare) - Palazzo delle Aquile - Piazza Pretoria 1 – PALERMO
Max nasce a San Cataldo il 7 febbraio 1978 e vive a Ravanusa in provincia di Agrigento sino all’età di 8 anni. Per il resto della sua adolescenza Max vive tra la Germania e Sommatino, un piccolo paese dell'entroterra siciliano. Proprio la mentalità stretta del paese induce Max a desiderare una vita migliore.
Max a 13 anni è già alto 1,83 cm e decide di iscriversi nella squadra locale di pallavolo dalla quale resta molto deluso: era tesserato solo per fare allenamenti sporadici e la partita domenicale.
E’il periodo in cui va in onda la pubblicità del Maxicono, che aveva il grande Andrea Giani come testimonial, atleta che Max ammirava (Giani stesso sarebbe diventato poi suo compagno di squadra nel 2005). Stimolato dal fratello più grande, Franco,che gli diceva sempre "scrivi alla Maxicono", giunge il momento della svolta: Max prende carta e penna e scrive la celeberrima letterina di cui si farà per mesi e mesi un gran parlare, e che sarà pubblicata nelle più importanti testate giornalistiche, sportive e non. Il testo rispecchia il carattere di Max: semplice, diretto e concreto.
"Sono un ragazzo di 14 anni, alto 2 metri; volevo chiedervi se è possibile organizzare un provino da voi, io sono solamente tesserato con la società del mio paese ma partirei da zero!".
Pensava di non avere altra scelta, essendo fuori da realtà sportive che contano. La risposta di Parma è negativa a causa di una campagna acquisti troppo piena;. ma Max non si perde d’animo e continua imperterrito a perseguire il suo sogno scrivendo a Treviso, Ravenna e Modena.
Nel giro di una settimana Carlo Carra (responsabile del settore giovanile della Sisley Treviso di allora), chiama casa Di Franco.
Max vola a Treviso quì conosce subito il direttore sportivo Bruno Da Re e Michele De Conti, rispettivamente General Manager e Segretario Generale. L’incontro successivo è con lo staff tecnico: l’allenatore Michele Zanini, che diviene sin dal primo momento suo papà sportivo.
A quindici anni purtroppo Max ha un fisico gracile (198cm per 78 kg) che non gli permette di reggere ai volumi di lavoro. Il primo mese a Treviso trascorre tra fatica, tristezza e pianti.Ma Max con tanta tenacia e caparbietà porta avanti i suoi massacranti allenamenti quotidiani: forte del fatto che aveva mollato la scuola per diventare un professionista. I sacrifici saranno ben presto ripagati divenendo solo dopo 3 mesi titolare in Under 16.
Avere vicino campioni di quel calibro, era per Di Franco uno stimolo a continuare e a migliorare. Per lui rappresentavano degli idoli, dei modelli che sino a pochi mesi prima ammirava dalla tv: non si abituava mai alle indescrivibili emozioni suscitate dalla loro presenza.
Con 10 kg di muscoli in più, è pronto per iniziare a presenziare alle prime partite ufficiali di Under 16. Arrivano anche le prime convocazioni in nazionale pre-juniores: anche in questa occasione Max si distingue fregiandosi del titolo di Capitano conferitogli dal coach Angelo Lorenzetti. La meritata fascia di Capitano gli farà compagnia agli Europei di Barcellona nel 1995 e ai Mondiali in Portorico: entrambe le esperienza si concluderanno sul secondo gradino del podio.
In questi anni vince altri due titoli con la Junior League e una Medaglia d’Argento ai Mondiali Juniores in Bahrein.
Nel 1996 fa il suo esordio con la prima squadra: partita Treviso-Ravenna. Max è già un piccolo grande campione che, partendo da zero, a distanza di soli quattro anni dalla famosa "lettera", è sulla bocca di tutti. Nel 1998 conquista il primo scudetto di Serie A.
Il 1998 è per Di Franco un anno ricco di emozioni e di buone prestazioni: disputa da titolare anche la Coppa Cev al posto di Gravina. La Sisley vince. Quell'anno lascia Treviso alla volta di Fano: Questa esperienza si conclude male, il Fano retrocede e Di Franco si infortuna: questo è un anno da archiviare.
Deluso ritorna nella sua Sicilia dove milita per due anni nell’Iveco Palermo.
Dopo Palermo Max rifà le valigie, destinazione: Parma. Squadra che dopo tanti anni riprende come sponsor “Maxicono”:quel nome da cui tutto partì, che per lui era sinonimo di sogno.
Di Franco firma un contratto biennale, ma dopo il primo anno la società fallisce. Max si trasferisce a Montichiari. La società lo riconferma anche per la stagione successiva come titolare assoluto.
E’ il 2003. Max è al top della forma, all’apice della carriera e temprato dall’esperienza dell’anno precedente dove ha rischiato di uscire dal”grande giro”. Sigla il suo anno migliore, laureandosi come Migliore Muro del Campionato Italiano.
Finita questa stagione da incorniciare, rientra in Sicilia in aereo: sul volo di linea incontra Julio Velasco, considerato da Max il più grande allenatore di tutti i tempi.Tanto che tra le numerose proposte arrivate delle squadre più prestigiose, opta senza esitare per Modena, la Juventus del volley, allenata proprio da Velasco ed ha, tra l’altro, l’onore di giocatore con il miglior palleggiatore del mondo: il brasiliano Riccardinho.
La sua carriera prosegue a Perugia, partecipando anche alla Champions League e lottando in prima linea per il titolo italiano… obiettivi che a inizio carriera Max vedeva come chimere.
I successi ottenuti lo hanno ripagato di tutto quello che aveva dato in termini di sacrifici e rinunce.
Dopo Perugia, arrivano per Max anni bui e difficili: il morale è basso, milita ora in piccole società, gli arrivano come stangate le retrocessioni in due stagioni di fila: prima Forlì e poi Pineto e stenta ad imporsi nel giro del grande volley.
Per la prima volta nella sua carriera bussano alla porta società di serie A2. La sua scelta cade su Genova.
L'anno successivo Max trasloca per l’undicesima volta nella sua carriera: si va ad Isernia dopo due anni di corteggiamento da parte della dirigenza molisana.
Di Franco ha sempre voglia di sognare, ambizioso quale è,
come ricorda il suo secondo allenatore di quando era ragazzino Nicola Gagliano:  "lo sport è palestra di vita e Max ne è l’esempio.Ha scelto di essere protagonista della sua vita, non si è fatto trascinare da pessimismo e pigrizia, ha preso in pugno la situazione e ha cambiato la sua vita.
Non ha mollato mai, anche nei momenti più difficili ha saputo rialzarsi e tenere duro: lui è stato ed è ancora il costruttore del suo destino perché ha semplicemente voluto realizzare il suo sogno di giocare a pallavolo”.


                                                           Fonti: Varie
                                         (Articolo autorizzato a scopo promozionale)

venerdì 23 novembre 2012

La crisi delle palestre: il nulla oltre il baratro

Ormai nessuno può affermare che la crisi economica non esiste.
Ci siamo dentro, completamente. Lo si vede dai carrelli della spesa semi vuoti, dal numero dei negozi che ogni giorno chiudono per non aprire mai più, dai mercati deserti.
La crisi che ha investito l'Europa sta facendo man bassa in tutti i settori, e questo si sta riflettendo anche in uno dei settori che fino a qualche mese fa registrava ancora il segno più: il benessere.
Il settore del benessere infatti in questi ultimi mesi ha avuto un brusco calo che ha travolto i centri benessere propriamente detti (SPA, centri estetici,, terme), e le palestre.
I medici lo affermano aormai da tempo, praticare attività fisica costante previene numerose malattie: artrosi, malattie cardiovascolari, obesità, diabete, alzehimer, quindi  le palestre, che dovrebbero essere considerate luoghi di cura per eccellenza, grazie alla crisi si svuotano, si registra infatti un calo del 40% delle iscrizioni.
Inoltre gli italiani sono sempre più pigri e sedentari. Aumenta infatti il numero dei connazionali che non praticano sport: a settembre, mese in cui notoriamente si riprende l'attività fisica, si è registrato un calo rispetto allo scorso anno del numero di iscrizioni a circoli sportivi e palestre di circa il 40%. 
A lanciare l'allarme sulla crescente sedentarieta' degli italiani e' anche il Rapporto Osservasalute 2011 del Policlinico Universitario Gemelli: La pratica sportiva, e' il dato che emerge, ha interessato solo meno di un terzo della popolazione, mentre 4 italiani su 10 hanno dichiarato abitudini sedentarie. I livelli di attivita' fisica stanno diminuendo soprattutto tra i giovani: in Italia, solo 1 bambino su 10 pratica attivita' fisica in modo adeguato e 1 bimbo su 2 guarda la tv o gioca con i videogiochi per piu' di 3 ore al giorno.
D'altra parte è pur vero, come ha spiegato Adami, che alcuni pur abbandonando la palestra molti praticano attività fisica per proprio conto. Risulta infatti in aumento il numero delle persone che va a correre nei parchi pubblici o quello di chi va in bici, e si registra un incremento nel commercio degli attrezzi home fitness, anche se tra comprare e usare poi c'è una bella differenza!
Nel frattempo il modo di fare sport, anche a casa si è evoluto: la cyclette si , connette al web mentre si pedala, la mini-bike, invece, pesa solo sei chili e integra anche un computer e un display a cristalli liquidi. 
Intramontabili nell'allenamento tra le pareti casalinghe, stepper e climber modellano gli arti inferiori, in particolare glutei, gambe e polpacci, stimolano la circolazione sanguigna e migliorano l'efficienza cardiaca. Il tapis roulant di ultima generazione, indispensabile per l'allenamento classico, ha sistemi ammortizzanti e motori che simulano una camminata o una corsa senza il rischio di microtraumi. 
Il fitness casalingo può anche essere una soluzione alla crisi, a patto che gli esercizi vengano eseguiti in maniera corretta, perchè anche un solo movimento fatto male può provocare microtraumi che nel tempo potrebbero causare dolori cronici. 
Quindi io consiglierei di farsi assistere, anche solo per un paio di lezioni al mese da un personal trainer, l'importante che sia laureato in scienze motorie, almeno avrete messo la vostra salute in mani esperte!

                                                                                                         Fonti: Varie

mercoledì 21 novembre 2012

Impactotraining: allenarsi in tempo di crisi

In questo blog abbiamo parlato spesso di metodi di allenamento differenti, più o meno efficaci, ma sempre incentrati sul massimo impegno cardiovascolare e muscolare. oggi parlerò di un nuovo metodo, tutto italiano.
Impacto  è un metodo di allenamento basato sull afterburn effect,  che prevede il rapido alternarsi di esercizi   al massimo dell’intensità a esercizi di recupero attivo a intensità minore il risultato? Accelerando in questo modo il  metabolsimo continuando a utilizzare grassi  e calorie come energetico fino a 48 ore succesive l’allenamento. In questo modo si  bruciano 8 volte di piu di un lavoro aerobico tradizionale (corsa, camminata o cyclette). Si  tratta  di esercizi completamente  a carico naturale  che puoi svolgere dove si vuole: dentro casa,in ufficio, al parco, senza l’utilizzo di alcun peso, ne’ di alcun attrezzo.
L'ultima frontiera del fitness prevede solo di avere a disposizione un prato, scale, panchine e superfici irregolari, niente quindi, costosissimi abbonamenti a palestre, il che in tempo di crisi è un'ottima cosa. 
 Il nuovo metodo, ideato da Fabio Inka, rende l'allenamento più vario, divertente e meno monotono, e questo può essere visto come un incentivo, visto che spesso la pratica dell'attività fisica viene interrotta proprio a causa della monotonia, inoltre lavorando all'aria aperta si coinvolge la mente oltre che il corpo, regalandoci un benessere globale. 
Grazie a questo coinvolgimento al 100% l'impactotraining ottiene ottimi risultati in tempi più brevi rispetto ad un allenamento di tipo classico. 
Inoltre mescolare questo tipo di allenamento con un allenamento aerobico porta un consumo di grassi fino a nove volte superiore, a patto che gli esercizi siano svolti a grande intensità.
Comunque c'è sempre da ricordare che visto che l'obiettivoè perdere grasso e non muscoli. bisogna comunque associare un' alimentazione  bilanciata e seguire le semplici regole del vivere bene: non fumare, e non esagerare con i cibi spazzatura.



                                                                                                 Fonti: varie