lunedì 30 aprile 2012

Dolce tossicità

Ieri sera, durante una puntata di "REPORT" in onda su Rai 3,  hanno parlato di aspartame, un composto chimico che serve per dolcificare gli alimenti e le bevande che risultano sull'etichetta "senza zucchero", portando alla luce verità scomode...
Intanto vediamo cosa è l'ASPARTAME:
L'aspartame è un edulcorante, dolcificante ed esaltatore di sapidità artificiale.
È composto da due amminoacidi, l'acido aspartico e la fenilalanina, e l'estremità carbossilica della fenilalanina è esterificata con il metanolo.
Pur avendo la stessa quantità di calorie dello zucchero il suo potere dolcificante è circa 200 volte maggiore, motivo per cui ne sono necessarie piccole quantità per dolcificare cibi e bevande. Per questo l'aspartame, come altri prodotti dolcificanti come il ciclamato e la saccarina, non è indicato a chi soffre di diabete e per le persone che vogliono ridurre l'apporto di calorie nella dieta.
L'aspartame è un additivo alimentare autorizzato a livello europeo e classificato col numero E951. La dose giornaliera ammissibile è stata fissata in 40 mg/kg di peso corporeo.
Adesso vediamo invece cosa è il METANOLO: Il metanolo è il più semplice degli alcoli, noto anche come alcol metilico o spirito di legno.
Trova largo utilizzo come:
  • solvente (ad esempio per la diluizione di vernici e nella lucidatura dei mobili);
  • reagente in processi chimici industriali;
  • combustibile (ad esempio viene usato nella NASCAR, nella Indy Racing League e nel modellismo dinamico miscelato con olio di ricino o a base sintetica più una piccola percentuale di nitrometano).
  • come componente principale (60%) del Methacarn (un liquido fissativo alcolico).
  • utilizzato illegalmente, perché tossico, per sofisticare il vino.
L'ASPARTAME è utilizzato in tutti quegli alimenti e bevande che sono considerate Light, ma come possiamo ben vedere più che "light" si dovrebbe scrivere "tossiche". 
Ovviamente nell'etichetta non è specificata la pericolosità di questa sostanza e noi, poveri ignari, continuiamo ad assumere una sostanza che potrebbe far male alla nostra salute.
L'aspartame causa danni "lenti e silenziosi" in tutte quelle persone che sono così sfortunate da non avere reazioni immediate e che non hanno quindi un motivo per evitarlo. Potrebbero volerci una, cinque, dieci, quarant'anni, ma alla lunga si manifesteranno gravi problemi (alcuni reversibili e altri no) per tutte quelle persone che ne fanno uso abituale.
METANOLO (alcool metilico/veleno) (contenuto nell'aspartame almeno al 10%). 
Oggi grazie alle ricerche di un istituto di ricerca indipendente dalle grandi multinazionali, l'istituto RAMAZZINI, questa verità sta venendo a galla. 
Penso sia meglio guardare questo servizio di Report andato in onda Domenica 29 Aprile 2012. 



giovedì 12 aprile 2012

Sport all'aria aperta: meglio al mattino

È ecologico, fa bene al sistema cardiovascolare, mantiene il cuore in forma, allena all’ascolto dei ritmi del corpo, e c’è chi paragona i suoi effetti a quelli di una meditazione trascendentale. Allora cosa aspettate ad iniziare a correre? Dalla vostra parte anche la primavera che risveglia e invoglia all’open air.
Quindi, primo passo: scegliete il parco giusto, lontano dal traffico e dallo smog, meglio se vi offre percorsi in terra battuta e ghiaia, le vostre caviglie ammortizzeranno senza conseguenze. La mattina presto o nel tardo pomeriggio, l’aria è più pulita, e vi rigenererete anche i polmoni. Se correte a digiuno costringerete il vostro organismo a bruciare i grassi, visto che gli zuccheri non li avete ancora ingeriti. Alcuni ricercatori americani hanno evidenziato come correre 45 minuti al giorno, 5 volte alla settimana, aumenta del 14/15 % il valore di HDL, il colesterolo buono a discapito di quello cattivo. Il sole farà il resto, rimineralizzerà le vostre ossa con una buona dose di vitamina D e scioglierà tutto lo stress, l’ansia e le tensione accumulate durante l’inverno.
D’altronde, sono sempre di più gli italiani che scelgono di fare sport all’aria aperta. Su un campione di 50 mila ricerche effettuate nell’ambito degli acquisti online di attrezzature sportive (circuito 7pixel.it), il 59% dei clic è ricaduto su quelli dedicati agli sport open air.
La bicicletta svetta in testa con il 30% delle preferenze, seguono le scarpe da running con il 25%. In coda, skateboard e rollerblade al 4%. Secondo fonti Istat, un italiano su 3 fa sport: praticamente 18 milioni e 800 mila, il 32,1% della popolazione. Il numero dei maratoneti ammonta a 35.922. Di cui 4.683 sono donne. A questi si aggiungono gli sportivelli a metà, ovvero chi svolge un’attività fisica senza praticarla con costanza, e qui rientrano i nostri runner di primavera. Poi ci sono quelli “di quando gli gira”: il 28,2%. Dei 23 milioni e 300 mila sedentari che rimangono (il 39,8 per cento della popolazione) i più pigri li troviamo in Sicilia con il 57%, seguono i campani e pugliesi (rispettivamente il 56,3% e il 57,2 %). Per costanza e rendimento, i bolzanesi vincono su tutti. Sarà l’aria di montagna?


                                                                                     (Fonte: www.leggo.it)

giovedì 5 aprile 2012

Parkour: un salto nella città

Il parkour, abbreviato in PK, è una disciplina metropolitana nata in Francia agli inizi degli anni ‘80. Consiste nel superare qualsiasi genere di ostacolo, all'interno di un percorso, adattando il proprio corpo all'ambiente circostante.
I primi termini utilizzati per descrivere questa forma di allenamento furono "arte dello spostamento" (art du déplacement) e "percorso" (parcours).
Il termine parkour, coniato da David Belle e Hubert Koundé nel 1998, deriva invece da parcours du combattant (percorso del combattente), ovvero il percorso di guerra utilizzato nell'addestramento militare I praticanti di parkour sono chiamati tracciatori (traceurs), o tracciatrici (traceuses) al femminile.
Il parkour trae ispirazione dal metodo naturale di Georges Hébert, ufficiale di marina francese, che nei primi anni del novecento sviluppò un particolare metodo di allenamento per l'addestramento delle truppe, definito Hébertismo, il cui motto è «Essere forti per essere utili».
Il principio alla base del metodo hérbertiano è che il miglior modo per allenare un uomo è farlo esercitare nei movimenti naturali che sa fare, in situazioni che la natura gli presenta e gli richiede.
Il passaggio da tale pratica di allenamento al parkour è dovuta a David Belle, figlio di un pompiere addestrato proprio con il metodo di Hebert, che fin da giovane sperimenta percorsi e tracciati. Da adulto egli intraprende una carriera militare, che lo porta a vincere numerosi trofei nei "percorsi del combattente" e a maturare esperienze che si rifletteranno poi nella nascita del movimento. Alla carriera militare segue il mestiere di pompiere, che David è costretto ad abbandonare per via di un infortunio al polso. Ancora innamorato del movimento, in quel periodo Belle unisce le sue esperienze personali agli insegnamenti dell'hérbertismo in una vera filosofia e fonda così il Parkour, che risulterà più funzionale degli stessi addestramenti militari precedenti. David non è il solo fondatore della disciplina, in cui venne affiancato da varie personalità tra cui il gruppo degli Yamakasi, fondatori dell'Art du deplacement e Sebastien Foucan, ambasciatore del FreeRunning.
La diffusione del parkour avvenne in primo luogo tramite passaparola, ricevendo in seguito l'attenzione di internet: da diversi anni, infatti, il principale mezzo di diffusione del Parkour è stata la rete, grazie ai numerosi video caricati su YouTube e siti affini, che contribuiscono all'ulteriore diffusione e conoscenza di questa pratica. Proprio alcuni di questi video, però, tendono a diffondere una immagine fuorviante del parkour, poiché contengono spezzoni di allenamento e movimenti superflui che tendono a scontrarsi con l'idea di percorso continuo teorizzata da Belle. Attualmente il parkour vive una svolta commerciale: le sue tecniche sono utilizzate e rielaborate in diversi film, pubblicità, e video musicali. Lo stesso David Belle è stato consacrato come attore nel film Banlieue 13 prodotto da Luc Besson

Il parkour arriva in Italia attorno al 2005, sviluppandosi molto grazie al web. Siti minori di rilevanza locale fondati dai praticanti iniziano a creare i primi incontri tra tracciatori.
Il parkour non è soltanto uno sport, è anche un'applicazione sociale. I valori del parkour sono importanti per insegnare ai giovani il rispetto per se stessi e la conoscenza dei propri limiti per poter affrontare i piccoli grandi ostacoli che la vita pone davanti al cammino proprio di ogni essere umano.
In sintonia con il Metodo Naturale di Hebert, l'approccio prevede un allenamento lento, progressivo e graduale per migliorare tutte le caratteristiche atletiche dell'individuo. Molti novizi cercano di accelerare i tempi (uso di attrezzatura, materassi, palestra, ricerca disperata di istruttori) e di imparare più rapidamente possibile, ma questo è parzialmente contrario all'ideologia di base del parkour. Difatti l'ambiente circostante (naturale o urbano) è in grado di insegnare tutto quello di cui si ha bisogno per muoversi in esso e per rispettare il proprio corpo: il tracciatore virtuoso persegue un "ascolto" dei segnali del proprio corpo finalizzato ad un suo miglioramento lento ma molto più efficace. Il raggiungimento di questa coscienza di sé, del sapere interpretare le proprie "sensazioni" e dei propri limiti richiede tempo, visto che si basa sull'esperienza diretta. La formazione del necessario bagaglio di conoscenza richiede di vivere in prima persona numerose e diverse esperienze, spesso spiacevoli se affrontate con frustrazione (insicurezza, paura, senso di incapacità, lentezza nel progresso). L'allenamento si divide in due fasi: il potenziamento fisico e la pratica sui percorsi (o tracciati). La prima non è strettamente connessa al parkour, e può far uso di qualsiasi movimento che aiuti a migliorare il controllo del corpo e aumentare i propri parametri di forza, velocità, equilibrio ecc. La seconda invece prevede la scelta di un punto di partenza e uno di arrivo, e l'analisi critica di tutti gli ostacoli tra i due. Il tracciatore esperto è in grado di trovare le combinazioni giuste di tecniche e movimenti per percorrere il tracciato nel modo più fluido possibile. Molti traceur hanno dei tracciati prediletti che continuano a perfezionare negli anni.
Il parkour è proposto sia come disciplina che come uno stile di vita, un modo di pensare: dopo l'inizio della pratica di questo sport, si inizia a analizzare tutto in un altro modo. Qualsiasi appiglio o ostacolo viene osservato come un punto di appoggio da superare in maniera fluida ed efficiente. Questo insegna nella vita di tutti i giorni a non arrendersi mai davanti ad un problema ma al contrario sfruttarlo per proseguire in modo ancora migliore la marcia verso il proprio obiettivo finale.
                                                                                                                    (Fonte: wikipedia)
.

lunedì 2 aprile 2012

CARAFFE FILTRANTI E DEPURATORI CASALINGHI PERICOLOSI!

Dovrebbero migliorare la qualità dell’acqua che beviamo, e invece sembra che le caraffe filtranti non siano affatto salutari. Continuano gli scossoni del nuovo governo Monti: dopo Clini che apre agli Ogm e Passera che rimette in discussione gli incentivi al fotovoltaico, è il momento del Ministro della Salute, Renato Balduzzi, che in una durissima relazione tecnica, previa al decreto di modifica della legge 443 del 1990, ha tuonato contro le “apparecchiature per il trattamento dell'acqua destinata al consumo”.
Sul banco degli imputati, quindi, salgono le caraffe filtranti, ritenute a dir poco pericolose, ma anche gli impianti casalinghi di depurazione del lavello, usati nelle case private quanto nei ristoranti. 
Il motivo dell'accusa è semplice: secondo il Ministero, questi strumenti sarebbero inadeguati per la salvaguardia della salute, e non solo; sarebbero addirittura in grado di eliminare (invece che aumentare!) le caratteristiche di potabilità dell'acqua.
 Secondo le analisi effettuate su 10 modelli di caraffe filtranti presenti sul mercato italiano, il filtraggio determina la sostituzione di calcio e magnesio, elementi utili alla salute dell’organismo, con sodio e potassio, che invece possono rivelarsi pericolosi per soggetti cardiopatici, diabetici e ipertesi.
Secondo i periti, inoltre, una delle ragioni che spinge gli utenti ad acquistare una caraffa filtrante, ovvero la possibilità di ridurre il calcare presente nell’acqua, si fonda su un equivoco causato dalla scarsa informazione da parte dei produttori. Non sempre, infatti, questa operazione è utile, ma solo su uno dei modelli analizzati è indicato che non va filtrata l’acqua con una durezza inferiore ai 19 gradi francesi. In sette caraffe su dieci, inoltre, sono state trovati ioni di ammonio, assenti nell’acqua di rubinetto pre-filtraggio.
Un problema concreto, dunque, se si pensa che negli ultimi anni sono state vendute milioni e milioni tra caraffe filtranti e filtri domestici, in Italia come in tutta Europa. È fondamentale che ciascuna azienda, entro sei mesi (questo l'ultimatum del Ministero) si doti dei requisiti di sicurezza dei materiali e che provveda a fornire, insieme al prodotto acquistato, anche delle adeguate istruzioni d'uso; solo così potremo fare delle scelte di consumo veramente consapevoli.
 
Altra questione è la manutenzione: se non ottimale, potrebbe anche peggiorare la situazione nel tempo e rendere davvero pericolose le caraffe filtranti e gli impianti domestici di depurazione; consideriamo, inoltre, che i batteri non riescono ad essere eliminati da questi sistemi, dunque si moltiplicano. Infine, le apparecchiature dovrebbero tenere conto della composizione specifica dell'acqua nelle diverse regioni in cui è venduta (a Roma, per esempio, è più ricca di calcio), per calibrare meglio la propria azione.
La perizia, infine, sottolinea l’insufficienza delle informazioni fornite al consumatore: solo la metà dei produttori ammette esplicitamente l’esistenza di un pericolo sanitario, mentre altri ne fanno cenno in un modo che i periti hanno giudicato troppo vago. I risultati delle analisi sono stati trasmessi al ministero della Salute. A questo punto si attendono nuovi sviluppi nell’inchiesta nata da una denuncia di Mineracqua, che ha già fatto finire nel registro degli indagati (per diffusione di sostanze alimentari nocive e frode in commercio) i responsabili delle aziende esaminate in una precedente perizia.
 
                                                                                                                   (Fonti Varie)