lunedì 26 novembre 2012

MAX DI FRANCO: “La lettera – Il bambino che sogna”

Oggi voglio parlare di un bambino, che oggi è un uomo.
Un ragazzo che tenacemente ha inseguito i suoi sogni e ce l'ha fatta.
Max Di Franco è un giocatore di pallavolo professionista che oggi racconta la sua storia in un film di prossima uscita, sul blog è possibile vederne il trailer.
Il film documentario sarà presentato al VII Convegno "SPORT PER TUTTI" Grandi Eventi Sportivi ed Olimpiadi di Londra 2012 il 14 Dicembre 2012 presso la Sala delle Lapidi (Aula Consiliare) - Palazzo delle Aquile - Piazza Pretoria 1 – PALERMO
Max nasce a San Cataldo il 7 febbraio 1978 e vive a Ravanusa in provincia di Agrigento sino all’età di 8 anni. Per il resto della sua adolescenza Max vive tra la Germania e Sommatino, un piccolo paese dell'entroterra siciliano. Proprio la mentalità stretta del paese induce Max a desiderare una vita migliore.
Max a 13 anni è già alto 1,83 cm e decide di iscriversi nella squadra locale di pallavolo dalla quale resta molto deluso: era tesserato solo per fare allenamenti sporadici e la partita domenicale.
E’il periodo in cui va in onda la pubblicità del Maxicono, che aveva il grande Andrea Giani come testimonial, atleta che Max ammirava (Giani stesso sarebbe diventato poi suo compagno di squadra nel 2005). Stimolato dal fratello più grande, Franco,che gli diceva sempre "scrivi alla Maxicono", giunge il momento della svolta: Max prende carta e penna e scrive la celeberrima letterina di cui si farà per mesi e mesi un gran parlare, e che sarà pubblicata nelle più importanti testate giornalistiche, sportive e non. Il testo rispecchia il carattere di Max: semplice, diretto e concreto.
"Sono un ragazzo di 14 anni, alto 2 metri; volevo chiedervi se è possibile organizzare un provino da voi, io sono solamente tesserato con la società del mio paese ma partirei da zero!".
Pensava di non avere altra scelta, essendo fuori da realtà sportive che contano. La risposta di Parma è negativa a causa di una campagna acquisti troppo piena;. ma Max non si perde d’animo e continua imperterrito a perseguire il suo sogno scrivendo a Treviso, Ravenna e Modena.
Nel giro di una settimana Carlo Carra (responsabile del settore giovanile della Sisley Treviso di allora), chiama casa Di Franco.
Max vola a Treviso quì conosce subito il direttore sportivo Bruno Da Re e Michele De Conti, rispettivamente General Manager e Segretario Generale. L’incontro successivo è con lo staff tecnico: l’allenatore Michele Zanini, che diviene sin dal primo momento suo papà sportivo.
A quindici anni purtroppo Max ha un fisico gracile (198cm per 78 kg) che non gli permette di reggere ai volumi di lavoro. Il primo mese a Treviso trascorre tra fatica, tristezza e pianti.Ma Max con tanta tenacia e caparbietà porta avanti i suoi massacranti allenamenti quotidiani: forte del fatto che aveva mollato la scuola per diventare un professionista. I sacrifici saranno ben presto ripagati divenendo solo dopo 3 mesi titolare in Under 16.
Avere vicino campioni di quel calibro, era per Di Franco uno stimolo a continuare e a migliorare. Per lui rappresentavano degli idoli, dei modelli che sino a pochi mesi prima ammirava dalla tv: non si abituava mai alle indescrivibili emozioni suscitate dalla loro presenza.
Con 10 kg di muscoli in più, è pronto per iniziare a presenziare alle prime partite ufficiali di Under 16. Arrivano anche le prime convocazioni in nazionale pre-juniores: anche in questa occasione Max si distingue fregiandosi del titolo di Capitano conferitogli dal coach Angelo Lorenzetti. La meritata fascia di Capitano gli farà compagnia agli Europei di Barcellona nel 1995 e ai Mondiali in Portorico: entrambe le esperienza si concluderanno sul secondo gradino del podio.
In questi anni vince altri due titoli con la Junior League e una Medaglia d’Argento ai Mondiali Juniores in Bahrein.
Nel 1996 fa il suo esordio con la prima squadra: partita Treviso-Ravenna. Max è già un piccolo grande campione che, partendo da zero, a distanza di soli quattro anni dalla famosa "lettera", è sulla bocca di tutti. Nel 1998 conquista il primo scudetto di Serie A.
Il 1998 è per Di Franco un anno ricco di emozioni e di buone prestazioni: disputa da titolare anche la Coppa Cev al posto di Gravina. La Sisley vince. Quell'anno lascia Treviso alla volta di Fano: Questa esperienza si conclude male, il Fano retrocede e Di Franco si infortuna: questo è un anno da archiviare.
Deluso ritorna nella sua Sicilia dove milita per due anni nell’Iveco Palermo.
Dopo Palermo Max rifà le valigie, destinazione: Parma. Squadra che dopo tanti anni riprende come sponsor “Maxicono”:quel nome da cui tutto partì, che per lui era sinonimo di sogno.
Di Franco firma un contratto biennale, ma dopo il primo anno la società fallisce. Max si trasferisce a Montichiari. La società lo riconferma anche per la stagione successiva come titolare assoluto.
E’ il 2003. Max è al top della forma, all’apice della carriera e temprato dall’esperienza dell’anno precedente dove ha rischiato di uscire dal”grande giro”. Sigla il suo anno migliore, laureandosi come Migliore Muro del Campionato Italiano.
Finita questa stagione da incorniciare, rientra in Sicilia in aereo: sul volo di linea incontra Julio Velasco, considerato da Max il più grande allenatore di tutti i tempi.Tanto che tra le numerose proposte arrivate delle squadre più prestigiose, opta senza esitare per Modena, la Juventus del volley, allenata proprio da Velasco ed ha, tra l’altro, l’onore di giocatore con il miglior palleggiatore del mondo: il brasiliano Riccardinho.
La sua carriera prosegue a Perugia, partecipando anche alla Champions League e lottando in prima linea per il titolo italiano… obiettivi che a inizio carriera Max vedeva come chimere.
I successi ottenuti lo hanno ripagato di tutto quello che aveva dato in termini di sacrifici e rinunce.
Dopo Perugia, arrivano per Max anni bui e difficili: il morale è basso, milita ora in piccole società, gli arrivano come stangate le retrocessioni in due stagioni di fila: prima Forlì e poi Pineto e stenta ad imporsi nel giro del grande volley.
Per la prima volta nella sua carriera bussano alla porta società di serie A2. La sua scelta cade su Genova.
L'anno successivo Max trasloca per l’undicesima volta nella sua carriera: si va ad Isernia dopo due anni di corteggiamento da parte della dirigenza molisana.
Di Franco ha sempre voglia di sognare, ambizioso quale è,
come ricorda il suo secondo allenatore di quando era ragazzino Nicola Gagliano:  "lo sport è palestra di vita e Max ne è l’esempio.Ha scelto di essere protagonista della sua vita, non si è fatto trascinare da pessimismo e pigrizia, ha preso in pugno la situazione e ha cambiato la sua vita.
Non ha mollato mai, anche nei momenti più difficili ha saputo rialzarsi e tenere duro: lui è stato ed è ancora il costruttore del suo destino perché ha semplicemente voluto realizzare il suo sogno di giocare a pallavolo”.


                                                           Fonti: Varie
                                         (Articolo autorizzato a scopo promozionale)

venerdì 23 novembre 2012

La crisi delle palestre: il nulla oltre il baratro

Ormai nessuno può affermare che la crisi economica non esiste.
Ci siamo dentro, completamente. Lo si vede dai carrelli della spesa semi vuoti, dal numero dei negozi che ogni giorno chiudono per non aprire mai più, dai mercati deserti.
La crisi che ha investito l'Europa sta facendo man bassa in tutti i settori, e questo si sta riflettendo anche in uno dei settori che fino a qualche mese fa registrava ancora il segno più: il benessere.
Il settore del benessere infatti in questi ultimi mesi ha avuto un brusco calo che ha travolto i centri benessere propriamente detti (SPA, centri estetici,, terme), e le palestre.
I medici lo affermano aormai da tempo, praticare attività fisica costante previene numerose malattie: artrosi, malattie cardiovascolari, obesità, diabete, alzehimer, quindi  le palestre, che dovrebbero essere considerate luoghi di cura per eccellenza, grazie alla crisi si svuotano, si registra infatti un calo del 40% delle iscrizioni.
Inoltre gli italiani sono sempre più pigri e sedentari. Aumenta infatti il numero dei connazionali che non praticano sport: a settembre, mese in cui notoriamente si riprende l'attività fisica, si è registrato un calo rispetto allo scorso anno del numero di iscrizioni a circoli sportivi e palestre di circa il 40%. 
A lanciare l'allarme sulla crescente sedentarieta' degli italiani e' anche il Rapporto Osservasalute 2011 del Policlinico Universitario Gemelli: La pratica sportiva, e' il dato che emerge, ha interessato solo meno di un terzo della popolazione, mentre 4 italiani su 10 hanno dichiarato abitudini sedentarie. I livelli di attivita' fisica stanno diminuendo soprattutto tra i giovani: in Italia, solo 1 bambino su 10 pratica attivita' fisica in modo adeguato e 1 bimbo su 2 guarda la tv o gioca con i videogiochi per piu' di 3 ore al giorno.
D'altra parte è pur vero, come ha spiegato Adami, che alcuni pur abbandonando la palestra molti praticano attività fisica per proprio conto. Risulta infatti in aumento il numero delle persone che va a correre nei parchi pubblici o quello di chi va in bici, e si registra un incremento nel commercio degli attrezzi home fitness, anche se tra comprare e usare poi c'è una bella differenza!
Nel frattempo il modo di fare sport, anche a casa si è evoluto: la cyclette si , connette al web mentre si pedala, la mini-bike, invece, pesa solo sei chili e integra anche un computer e un display a cristalli liquidi. 
Intramontabili nell'allenamento tra le pareti casalinghe, stepper e climber modellano gli arti inferiori, in particolare glutei, gambe e polpacci, stimolano la circolazione sanguigna e migliorano l'efficienza cardiaca. Il tapis roulant di ultima generazione, indispensabile per l'allenamento classico, ha sistemi ammortizzanti e motori che simulano una camminata o una corsa senza il rischio di microtraumi. 
Il fitness casalingo può anche essere una soluzione alla crisi, a patto che gli esercizi vengano eseguiti in maniera corretta, perchè anche un solo movimento fatto male può provocare microtraumi che nel tempo potrebbero causare dolori cronici. 
Quindi io consiglierei di farsi assistere, anche solo per un paio di lezioni al mese da un personal trainer, l'importante che sia laureato in scienze motorie, almeno avrete messo la vostra salute in mani esperte!

                                                                                                         Fonti: Varie

mercoledì 21 novembre 2012

Impactotraining: allenarsi in tempo di crisi

In questo blog abbiamo parlato spesso di metodi di allenamento differenti, più o meno efficaci, ma sempre incentrati sul massimo impegno cardiovascolare e muscolare. oggi parlerò di un nuovo metodo, tutto italiano.
Impacto  è un metodo di allenamento basato sull afterburn effect,  che prevede il rapido alternarsi di esercizi   al massimo dell’intensità a esercizi di recupero attivo a intensità minore il risultato? Accelerando in questo modo il  metabolsimo continuando a utilizzare grassi  e calorie come energetico fino a 48 ore succesive l’allenamento. In questo modo si  bruciano 8 volte di piu di un lavoro aerobico tradizionale (corsa, camminata o cyclette). Si  tratta  di esercizi completamente  a carico naturale  che puoi svolgere dove si vuole: dentro casa,in ufficio, al parco, senza l’utilizzo di alcun peso, ne’ di alcun attrezzo.
L'ultima frontiera del fitness prevede solo di avere a disposizione un prato, scale, panchine e superfici irregolari, niente quindi, costosissimi abbonamenti a palestre, il che in tempo di crisi è un'ottima cosa. 
 Il nuovo metodo, ideato da Fabio Inka, rende l'allenamento più vario, divertente e meno monotono, e questo può essere visto come un incentivo, visto che spesso la pratica dell'attività fisica viene interrotta proprio a causa della monotonia, inoltre lavorando all'aria aperta si coinvolge la mente oltre che il corpo, regalandoci un benessere globale. 
Grazie a questo coinvolgimento al 100% l'impactotraining ottiene ottimi risultati in tempi più brevi rispetto ad un allenamento di tipo classico. 
Inoltre mescolare questo tipo di allenamento con un allenamento aerobico porta un consumo di grassi fino a nove volte superiore, a patto che gli esercizi siano svolti a grande intensità.
Comunque c'è sempre da ricordare che visto che l'obiettivoè perdere grasso e non muscoli. bisogna comunque associare un' alimentazione  bilanciata e seguire le semplici regole del vivere bene: non fumare, e non esagerare con i cibi spazzatura.



                                                                                                 Fonti: varie

martedì 2 ottobre 2012

AUTUNNO E CADUTA DEI CAPELLI: verità o false credenze?

Questo è il periodo in cui guardando la spazzola e dando un'occhiata al numero di capelli che vi rimangono sopra si pensa alle castagne, sperando che questo periodo passi in fretta per poter vedere di nuovo le nostre chiome risplendere di vita. Questo per quanto riguarda il mito, ora vediamo cosa dice la scienza.
La caduta dei capelli fino ad un centinaio al giorno per le chiome più folte va considerato un normale processo fisiologico della vita dei capelli. Crescita, caduta e ricrescita dei capelli è un ciclo che in un individuo si ripete circa 20 volte, e a volte un ciclo può durare anche 6 anni. Finchè la caduta dei capelli rientra nei confini di questo ciclo di ricrescita non deve preoccupare, ma considerato normale.
Se il rapporto fra capelli in fase di ricrescita e quelli che cadono si sbilancia, e questi ultimi diventano più numerosi, allora siamo in presenza di un problema e dobbiamo cominciare a preoccuparci.
Per quanto riguarda i rimedi pubblicizzati contro la perdita dei capelli alcuni sono veramente efficaci, altri un po’ meno, alcuni sono reali, altri presunti. Per scegliere il rimedio indicato per il proprio problema tra le tante opzioni è importante rivolgersi a un dermatologo esperto in grado di diagnosticare la causa e, da lì, il rimedio migliore e più efficace per frenare o contrastare la caduta. 
Come abbiamo detto in alcuni periodi, come la primavera e l’autunno, la caduta di capelli si intensifica e il numero di quelli “persi” cresce di molto. Ma questa perdita stagionale è, in genere, un fenomeno temporaneo e reversibile che verrà, quindi, affrontato in un certo modo.
Una delle cose da non fare assoltamente è quella di non farsi prendere dal ‘panico della caduta dei capelli’. Questa condizione, infatti, per via psicosomatica, ne accentua la caduta. Se ci si accorge che i capelli stanno cadendo o diradandosi bisogna recarsi subito dal dermatologo per approfondirne la causa. I rimedi, infatti, sono strettamente legati alle cause. Si deve tenere presente che i fattori responsabili della caduta dei capelli sono veramente tanti: la predisposizione genetica (che è quella più importante), gli ormoni o, meglio, la risposta dell’organismo agli ormoni, la nutrizione del sangue ai capelli, le diete drastiche che causano numerose carenze (soprattutto di ferro), lo stress prolungato e l’uso di alcuni farmaci. Anche interventi chirurgici e traumi psichici o fisici inducono un periodo di caduta dei capelli così come il periodo subito dopo il parto, con le sue improvvise variazioni ormonali
Una volta individuata la causa, si deve agire. Se, quindi, si tratta di un problema legato agli ormoni, si useranno farmaci in grado di bloccare il segnale da loro emesso sui capelli. Se la causa è la circolazione del sangue si agisce con i cosiddetti fluidificanti del sangue. Se si tratta di perdita di capelli dovuta a carenze nutrizionali si cerca di reintegrare queste mancanze nell’organismo. Se, infine, si tratta di caduta dei capelli a causa di malattie o di assunzione di farmaci si curano le malattie o si sostituiscono i farmaci. Se c’è una forte predisposizione genetica è più difficile arrestare o arginare la caduta e, in questi casi, si ricorre al trapianto con microinnesti di capelli ‘sani’  che danno un effetto assolutamente naturale e che cresceranno normalmente senza il rischio che il problema di caduta si ripresenti. 
Gli shampoo,  le lozioni o gli integratori hanno senso solo per supportare la cura vera e propria. Questi prodotti possono essere utilizzati soprattutto quando la perdita dei capelli è stagionale o quando è legata a fattori come lo stress, il parto o le diete drastiche, per cui l’organismo ha bisogno di rimettersi in forma. 
Spesso, noi donne soprattutto, pensiamo che i trattamenti estetici possano accentuare il problema, ma
 permanenti, tinture, colpi di sole, lacche e gomme non danneggiano i capelli. Le stirature a caldo possono provocare ustioni con cicatrici dove non ricrescono più i capelli così come certe pettinature etniche completamente inadatte al nostro tipo di capelli, ma nulla di più.  
Quindi importante è conoscere la causa della caduta. 
Comunque possiamo mantenere la nostra chioma bella durante tutto l'anno e soprattutto in autunno, (ma solo perchè i frequenti lavaggi estivi, il sole, mare e piscina hanno messo i nostri capelli davvero a dura prova), con rimedi naturali, o meglio coccolandoli e coccolandoci un pò. Dobbiamo però essere diligenti quando tentiamo di risolvere questo problema grazie ai rimedi naturali. Infatti essi non mostrano alcun effetto immediato e la pazienza è fondamentale. 
  • Alcuni cibi come il miglio (contiene acido silicico che dà struttura alle chiome) e poi agrumi, peperoni, kiwi, ribes nero (forniscono vitamina C che riduce l’azione dei radicali liberi), carne, uova, legumi e vegetali a foglia verde (sono fonte di cistina, un aminoacido che entra a far parte della cheratina, la proteina che forma le cellule della fibra capillare) sono un vero e proprio toccasanaper i nostri capelli.

  •  Potrebbe essere utile anche assumere integratori specifici che agiscano in modo mirato su bulbi, cuoio capelluto e microcircolo, contenenti aminoacidi, antiossidanti, betacarotene, Serenoa Repens, selenio, zinco, vitamine C, A ed E. Questi integratori naturali hanno la capacità di migliorare il volume dei capelli, frenarne la caduta e aumentarne sensibilmente il diametro.
  • I massaggi con l'olio di mandorle sono consigliati anche per chi nota che la propria linea di capelli sta retrocedendo. Dev'essere applicato due o tre volte durante il giorno. Le barbabietole con l'aggiunta di pasta di hennè può controllare, a sua volta, la caduta dei capelli in modo significativo.

    Massaggiare il cuoio capelluto assieme agli oli essenziali come il rosmarino e la lavanda questi oli su una base di routine è un ottimo modo per incoraggiare i capelli a ricrescere, il modo migliore per utilizzare l'olio è quello di metterne un po' sul cuoio capelluto dopo lo shampoo, lasciare in posa per 10 - 15 minuti e risciacquare. Per i casi più moderati, saturate il cuoio capelluto con l'olio prima di andare a letto e poi coprire la testa con una cuffia per la doccia e dormire con l'olio nei capelli. Sciacquate al risveglio. Questa operazione può essere eseguita una o due volte al mese, poiché troppi di questi trattamenti renderanno i vostri capelli troppo grassi.Anche i tuorli forniscono i nutrienti necessari per i capelli. Si può anche scegliere di applicare l'albume. Utilizzatelo mezz'ora prima di lavare i capelli.

    Il calcio è un altro nutriente importante per rafforzare i follicoli piliferi e le radici nel vostro cuoio capelluto. Quindi, comprendete alimenti ricchi di calcio nella dieta.

    Gli alimenti più utili sono quelli ricchi di proteine, che sono: le uova, mandorle, frutti di mare, yogurt, prodotti di soia, ecc.
    Seguite uno qualsiasi di questi consigli per notare subito la differenza, i rimedi della nonna, contro la caduta dei capelli, richiedono tempo e pazienza ma è assicurato ottenere un certo miglioramento!



                                                                                                                  (Fonti: Varie)

     

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lunedì 24 settembre 2012

Leggings: la moda che non si adatta a tutte.

Ho provato a resistere, volevo resistere, ma oggi non posso più farlo. 
Mi guardo in giro e vedo donne con leggings dappertutto, anzi vedo qualsiasi donna con i leggings dappertutto. E, diciamocelo proprio, questo must della moda non sta bene proprio a tutte!
I leggins sono un indumento, dal curioso nome, che è andato per la maggiore negli anni Ottanta e primi anni Novanta. E come spesso succede nella moda, questi aderentissimi pantaloni sono tornati di moda negli ultimi tempi, grazie anche alla loro comodità, ma anche alla sensualità.
Essi infatti hanno cominciato a essere di nuovo presenti nei nostri armadi a partire dal 2005, ma in realtà non sono un capo d’abbigliamento completamente nuovo. Negli anni ’80 e ’90, infatti, li indossavamo già ma allora li chiamavamo fuseaux e come tali vanno trattati quando si indossano.
Ora il maggior difetto di questi "pantacollant" è quello di mettere in risalto i difetti, anche in chi non ne ha, e perciò bisognerebbe pensarci bene quando si indossano.
Quando la moda li ha riproposti, gli stilisti li hanno abbinati a lunghissime maglie o a mini dress, oggi, dopo qualche anno dal loro rilancio, le maglie si sono accorciate, e da sotto abito, il leggings è ritornato ad essere "pantalone".
Purtroppo tutte le cose che gli stilisti lanciano in passerella, non sempre sono mettibili dalla gente comune, anzi diciamo proprio la maggior parte, cosi dovrebbe essere anche per i leggings non necessariamente dobbiamo ubbidire alla moda e non chiederci se il modello prodotto ci esalta o appesantisce.
Ho iniziato quindi a chiedermi a chi donano i leggings, ci sono certi tipi di gamba a cui donano e altri no. Essendo tagliato alla caviglia o peggio al polpaccio sicuramente non slanciano le gambe ma le accorciano. In più se le caviglie non sono sottili, l'interruzione in quel punto le evidenzierà e le penalizzerà. Se poi si sceglie il modello al polpaccio è necessario possederlo molto fine e avere un'altezza di almeno un metro e 75. Certo che se i leggings saranno infilati in un paio di stivali questi due difetti decadono perché è come indossare dei collant. Il difetto principe però che i leggings mettono in evidenza è la sproporzione. Il fatto avvolgono la gamba in tutta la sua lunghezza e che sono aderenti a polpaccio e caviglia crea un'illusione ottica per la quale se il bacino non è della stessa dimensione delle larghezza delle caviglie, risulta più grande. Esempio:
 Quindi si a chi ha i fianchi e il bacino piccolo, altrimenti è meglio evitare.
L'altro difetto che è  messo in evidenza solo da leggings in tessuto sottile o sformato o di bassa qualità è la Cellulite a vista. 
Oltre alla cellulite tutti i rotolini, le culotte de cheval e i polpacci da calciatore vengono messi in chiara evidenza da questo tessuto, perciò i leggings donano a chi è magra, alta, slanciata, ha il bacino piccolo, le caviglie sottile e sedere e cosce sode. Chi è robusta, formosa o semplicemente non longilinea, ha caviglie grosse, fianchi larghi o anche semplicemente normali e un po' di curve non starà bene con i leggings! Ma anche chi è magra e ossuta, con gambe molto sottili risulterà ancora più magra se lì indosserà soprattutto in colori scuri.
Un pro da evidenziare per i leggings, ed è l'unico, è la comodità, sono freschi d'estate, e caldi d'inverno, ma attenzione, questa comodità non deve prevalere sul buongusto.  Quindi si ai leggings sotto abitini e maxi pull anche per chi è in sovrappeso o non è "perfetta" come una modella, ma per favore evitiamo di metterli come se fossero il più bel paio di pantaloni che abbiamo e prima di uscire di casa buttiamo l'occhio al nostro lato B!











                                                                                                                                  (Fonti: Varie)



mercoledì 29 agosto 2012

Procreazione assistita: il diritto alla VITA.

Oggi voglio parlare di un argomento che non dovrebbe stare in questo post, ma vista l'importanza ho deciso di postare. Si tratta della Legge 40 dell'ordinamento civile italiano, la legge che riguarda la procreazione assistita.

"La legge definisce la procreazione assistita come l'insieme degli artifici medico-chirurgici finalizzati al «favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall'infertilità umana [...] qualora non vi siano altri metodi efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità» (...) All'articolo 2 poi si afferma che lo Stato promuove «ricerche sulle cause patologiche, psicologiche, ambientali e sociali dei fenomeni della sterilità e dell'infertilità e favorire gli interventi necessari per rimuoverle nonché per ridurne l'incidenza», ma nel rispetto di «tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito».
Alle tecniche di procreazione assistita possono accedere «coppie maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi». È vietato il ricorso a tecniche di fecondazione eterologa.
L'articolo 14 vieta la crioconservazione degli embrioni, per ridurre il soprannumero di embrioni creato in corso di procreazione assistita. La crioconservazione è però consentita per temporanea e documentata causa di forza maggiore, non prevedibile al momento della fecondazione."

E' notizia di questi giorni il caso di due coniugi italiani, portatori sani di fibrosi cistica, (La fibrosi cistica (FC), o mucoviscidosi, o malattia fibrocistica del pancreas. È la malattia genetica ereditaria mortale più comune nella popolazione caucasica.) che si sono rivolti alla Corte Europea per poter mettere al mondo un figlio che sia sano, i coniugi hanno già un figlio che, purtroppo, è affetto da fibrosi cistica, e un aborto alle spalle.
L'unico modo per avere un figlio sano è quello di ricorrere alla diagnosi preimpianto, si tratta cioè di vedere quale embrione non è portatore della malattia e impiantarlo. Purtroppo in Italia questo non si può fare, ma si può abortire un feto che si scopra abbia la malattia.
Io non so se è più doloroso per 2 genitori scartare un embrione "malato" piuttosto che abortire dopo settimane di attesa, ma credo che se la scienza può aiutare un nuovo essere a vivere una vita indipendente da macchine e medicine ben venga.
Se poi si pensa che possa passare dalla "diagnosi pre-impianto" all' eugenetica, forse sarebbe il caso di aggiustare la legge e mettere dei paletti, adottando la diagnosi pre-impianto solo ed esclusivamente per curare e non per fare "aggiustamenti estetici" sull'embrione. 
In un periodo di crisi economica, in cui l'assistenza alle persone diversamente abili è calata, in cui l'assistenza alle famiglie è nulla, forse dare una speranza di vita migliore alle generazioni future sarebbe meglio. 
Ovviamente questo è il mio pensiero, chiunque può replicare.
Purtroppo oggi la medicina viene usata anche per scopi lontani da quelli che sono gli scopi primari, ovvero la cura delle malattie: "La medicina è la scienza che si occupa della salute della persone, in particolare riguardo alla definizione, alla prevenzione e alla cura delle malattie."
Quindi in un non lontano futuro spero che la medicina possa riprendersi il suo ruolo e che quando un medico giura lo faccia senza dimenticare quello che dice!

Dal giuramento di Ippocrate (versione moderna).
  • di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale;
  • di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l'eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
                                                                                                                            (Fonti varie)

lunedì 20 agosto 2012

HIIT: allenamento perfetto in soli 20 minuti

Arriva l'HIIT, l'allenamento ad intervalli che fa dimagrire e tonifica il corpo.

Perdere peso e tonificarsi non sono sempre imprese impossibili o che richiedono ore ed ore di esercizi estenuanti in palestra: per i superimpegnati che hanno voglia di rimettersi in forma in poco tempo, faticando tantissimo come intensità ma poco come quantità, c’è l’HIIT, acronimo che sta per “High Intensity Interval Training (ossia allenamento ad intervalli ad alta intensità).
Nato negli Stati Uniti, si basa sulla dimostrazione degli effetti positivi degli stimoli allenanti molto intensi per breve tempo. Bastano 20 minuti due volte a settimana per migliorare nettamente il corpo e la capacità cardiaca, considerando che si tratta di allenamento aerobico (e dunque con risvolti prevalentemente cardiocircolatori ad elevate frequenze, come il 95% della frequenza cardiaca massima).
E’ un tipo di allenamento ad intervalli perché prevede momenti di riscaldamento e di ripresa a momenti di scatto intenso. Ad esempio, si cammina a velocità moderata per 5 minuti, poi si corre a velocità elevate per 30 secondi e si cammina per altri 90 secondi, poi si cammina ancora per 90 secondi e di nuovo si corre per 30 secondi, andando avanti così per 10 minuti circa e poi riducendo la velocità, ad esempio, a 4.0 km orari, per 5 minuti di defaticamento. Su questo esempio, per ottenere progressi, è possibile dopo qualche settimana camminare per 30 secondi e correre per 60, fino ad arrivare ad un lavoro equo di camminata di 30 secondi intervallata a una corsa sempre di 30 secondi. Sembra proprio che 20 minuti di HIIT corrispondano a un’ora di jogging, e che il dispendio calorico sia elevato da aiutare il dimagrimento e da velocizzare il metabolismo nelle ore successive all’allenamento. 
Ovviamente devono chiedere consiglio al medico le persone sedentarie, in sovrappeso o con problemi all’apparato muscolo-scheletrico.

Meglio HIIT o corsa a fondo lento ?
Ci sono parecchie discussioni sull’HIIT. La questione è se l’HIIT sia o meno un metodo di dimagrimento più efficace rispetto alla tradizionali routines di corsa a fondo lento.
Sicuramente l’HIIT è un metodo per allenarsi alla fatica in un tempo relativamente breve.
I risultati delle ricerche su questo tipo di allenamento sentenziano che:
  1. un allenamento ad alta intensità (80 % della frequenza cardiaca massima) promuove la costituzione di massa muscolare, che PESA, perciò brucia calorie solo per il fatto di esistere.
  2. un lavoro ad alta intensità, protratto nel tempo, provoca un effetto di intaccamento delle riserve di grasso corporee successivo all’allenamento.
D’altra parte, nonostante gli studi effettuati forniscano un’evidenza sperimentale che l’HIIT può incrementare il fiato e la performance di resistenza alla fatica, il diverso tipo di lavoro ed i diversi rapporti Lavoro/Recupero rendono difficile per un allenatore od un atleta il disegno di una efficace routine d’allenamento.
Un allenamento periodizzato è probabilmente più efficace di un continuo programma di HIIT (2), che NON va considerato un mezzo esclusivo di allenamento quanto piuttosto una integrazione di un programma che preveda esercizi di forza e corsa a fondo lento.                                                     Quindi si tratta di non limitarsi ad un metodo. L’HIIT, infatti, ricorre massicciamente al sistema anaerobico e limitarsi ad esso può a lungo provocare danni. Infatti un eccessivo lavoro anaerobico può aumentare l’acidità del sangue (acidosi) e favorire la comparsa di patologie, oltre ad incrementare il rischio di infortuni a causa dello stress che provoca nell’organismo.
Prima di iniziare l’HIIT, bisogna riscaldarsi adeguatamente. 
Possiamo eseguire HIIT anche in palestra su un tapis roulant, aumentando l’intensità agendo sulla velocità e/o l’inclinazione. Ovvio che, a mio avviso, è meglio andare a correre fuori, con le scarpe adeguate e su terreno sterrato. Invece se pratichiamo lo step o la cyclette, basterà aumentare la resistenza e la velocità.



                                                                                                                               (Fonti Varie)

 


giovedì 9 agosto 2012

L'inattività fisica : mortale come il fumo!

Mentre 2 miliardi di persone, sul proprio divano, seguivano il fantastico Bolt vincere l'oro ai 100 metri, molti di loro non sapevano che quello stesso divano li avrebbe uccisi.
Uno studio scientifico pubblicato su The Lancet ha portato l'attenzione sull'inattività fisica, dicendo che è mortale tanto quanto il fumo. Muoversi poco fa male e se ne può morire.Si stima che ogni anno 5,3 milioni di personemuoiono nel mondo a causa dell’inattività fisica, un dato importante e allarmante. 
I dati pubblicati su The Lancet sono stati raccolti da un gruppo di 33 ricercatori provenienti da diversi Paesi del mondo in occasione dell'uscita della rivista dedicato allo sport e all’Olimpiade 2012: mentre il mondo sta seduto sul divano a guardare i pochi atleti virtuosi far movimento ci si dimentica di svolgere anche il minimo indispensabile di attività fisica quotidiana, e non stiamo parlando di attività fisica vera e propria. Gli studiosi sostengono che anche 30 minuti di passeggiata blanda almeno 5 giorni a settimana, ( per fare la spesa, i lavori di casa, di giardinaggio!) aiutano il nostro corpo a tenersi in forma. Per non parlare di fare 20 minuti di sport almeno 3 volte a settimana (corsa, nuoto, bici, ma anche fare le scale o allungare il passo al parco sotto casa), attività che diminuirebbe il rischio di morire per malattie cardiovascolari! 
L'inattività è un male mondiale che in quanto tale andrebbe curato con interventi governativi, soprattutto nei Paesi occidentali più industrializzati, dove la soglia di attività fisica è più bassa che altrove. Infatti gli studi statistici  registrano preoccupanti tassi di sedentarietà tra i giovanissimi: nella fascia di età tra i 13 e i 15 anni 4 ragazzi su 5 non si muoverebbero abbastanza.
Ma con l'aumentare dell'età aumenta, purtroppo, anche il numero di persone che non si muove e tende a scendere il numero di minuti quotidiani dedicati a una passeggiata, o a un po’ di sport. E cosa ancora più allarmante (visto che sono nella categoria) le persone più sedentarie sarebbero le donne che optano per stili di vita sedentari. 
Ad avvolarare lo studio scientifico, entrano in campo, i numeri di morti per inattività fisica: nel 2008 furono 5,3 milioni su un totale di 57 milioni di morti in tutto il mondo per malattie. Dunque uno su dieci, in misura analoga a i decessi causati da patologie come diabete, cancro ai polmoni, malattie del cuore cosi come i decessi causati da altre cattive abitudini mortali, come le sigarette, o all’obesità dovuta a uno stile alimentare insano. Lo stesso studio ha anche provato a fare una proiezione sulla soluzione al problema: se il livello di inattività calasse almeno del 10 per cento, si potrebbero salvare ogni anno mezzo milione di vite umane, e si darebbe anche una forte riduzione a quelle malattie correlate alla mancanza di attività fisica e di conseguenza all'obesità.


                                                                                                                           (Fonti: Varie)

lunedì 23 luglio 2012

Keep32: e la carie non c'è più!

Buona notizia per tutti quelli che hanno paura di andare dal dentista e cattive notizie per i sopracitati dentisti: i ricercatori americani ( e chi sennò?) hanno scoperto una molecola che è in grado di sconfiggere la carie.
Alcuni ricercatori della Yale University in collaborazione con l’Università di Santiago del Cile, i quali hanno scoperto una molecola in grado di uccidere i batteri che causano le carie nelle cavità dentali.
I ricercatori hanno fatto da poco richieste per il brevetto. La molecola si chiama Keep 32 ed è in grado di uccidere lo Streptococcus Mutans il batterio che, metabolizzando lo zucchero in acido lattico, è in grado di sciogliere lo smalto dei denti.
Ovviamente questa molecola potrebbe essere aggiunta nei dentifrici che utilizziamo quotidianamente, ma secondo me, sarà una scoperta che verrà ostacolata dalla categoria. Vi immaginate che fra qualche anno nessuno andrà dal dentista per farsi curare i denti cariati? Significherebbe che nessuno avrebbe più le dentiere, e quindi la categoria perderebbe parecchio lavoro... 
La nuova molecola, chiamata Keep 32, capace di uccidere lo Streptococcus mutans, ossia il batterio che metabolizza lo zucchero trasformandolo in acido lattico in grado di dissolvere lo smalto dei denti.
Gli scienziati hanno scelto questo nome poiché la molecola aiuta a mantenere la salute di tutti i denti. I sistemi di protezione attuali, come il fluoro, rinforzano lo smalto dentario, mentre la molecola elimina il problema alla fonte. Intanto, sono in attesa di un via libera per i trial clinici.

Dunque, per coloro che soffrono di carie e ricorrono spesso alle cure dei costosi dentisti si accende la speranza di poter confidare in un trattamento che si preannuncia semplice ed efficace. Per la sua versatilità, i ricercatori hanno confermato che la molecola può essere utilizzata in diversi modi. Potrebbe infatti essere presto aggiunta nelle gomme da masticare, nei dentifrici e nei colluttori e, come ipotizzato da coloro che l’hanno scoperta anche nei dolci. I due ricercatori sono ora in cerca di finanziamenti per completare la sperimentazione umana in un periodo di 14 o 18 mesi, in modo da avere presto un prodotto sul mercato.
I due hanno un ambizioso piano di business, mirando alla realizzazione di un fatturato di 300 milioni di dollari nei primi cinque anni di funzionamento. “Vogliamo vendere la licenza per grandi aziende per l’igiene personale, come Colgate e P & G, Hershey, Cadbury Trevor, ed altri”, hanno dichiarato gli scopritori di Keep 32.


                                                                                                   (Fonti: varie)

Bicarbonato e cancro: Bufala o no?

Navigando su internet, in cerca di notizie curiose e non, mi sono imbattuta in un articolo che titolava cosi: 
 "Il cancro si curerebbe con il bicarbonato di sodio, un problema per le case farmaceutiche".  
Ovviamente insospettita ho letto l'articolo, pensando: "vuoi vedere che dopo nni di ricerca alla fine la soluzione era la più semplice?".  Faccio una sintesi:  
Il Dr. Mark Pagel della University of Arizona Cancer Center, riceverà 2 milioni di dollari dal National Institutes of Health per studiare l'efficacia della terapia personalizzata con bicarbonato di sodio per il trattamento del cancro al seno. Ecco il comunicato sul quale è scritto :"Il fondo da 2 milioni di dollari servirà a migliorare la misurazione sull'efficacia del bere bicarbonato di sodio nel curare il cancro al seno. E' stato provato che bere bicarbonato di sodio riduce o elimina il diffondersi del cancro nel seno, nei polmoni, cervello ed ossa." La notizia non è priva di fondamento scientifico, anzi, è provata in questo documento della NCBI (National Center of Biotechnology Information) 
In sostanza, il bicarbonato agirebbe sul grado di acidità del nostro sangue. Il pH del nostro sangue e dei nostri fluidi corporei, non rappresenta altro che il nostro stato di salute e il bicarbonato agirebbe come vero e proprio regolatore del pH influendo direttamente sul livello acido-alcalino alla base della salute umana.   

Ma ovviamente, come la maggior parte delle cose che si trovano su internet, era una semi bufala, infatti cercando altri siti che parlassero della stessa notizia mi sono imbattuta in quest'altro:

"“Il cancro si cura col bicarbonato”: così la scienza diventa bufala nel web"  
Come tutte le epiche legende, una fonte di verità nella notizia c’è. E come tutte le trattazioni scientifiche fatte per mano di letterati, che si improvvisano luminari della scienza, la notizia spesso viene travisata. L’università dell’Arizona studia il bicarbonato ed il cancro? Sì, ma lo studio in realtà riguarda la misurazione dei livelli di Ph, indicatore di acidità o di basicità di una sostanza. Il bicarbonato non è la cura, ma un metodo per misurare il Ph nelle cellule tumorali trattate con la (affatto) miracolosa chemioterapia.

Internet è sicuramente una grande risorsa nel mondo dell’informazione, ma essere un assiduo frequentatore di Wikipedia ed un eccelso commentatore di forum in materia non renderà di certo un medico colui che “traduce” alcune importanti scoperte scientifiche. La traduzione delle scienza non è un compito facile e richiede regole precise, altrimenti il “metodo scientifico” di Galileo Galilei non avrebbe modo di esistere. 

Il consiglio che si può dare è uno solo: diffidate. Diffidate di tutti i rimedi miracolosi che circolano sul web: dalla dieta per perdere 10 chili in 4 ore, alla cura del diabete con 7 chili di zucchero al giorno, alla cura del cancro con il bicarbonato. E se il problema che vi affligge è un emicrania, il consiglio è di tagliarvi la testa. Eliminato il problema, si elimina il dolore. Un rimedio semplice ed efficace, proposto dall’International Center for Headache, con sede a New York. Ovviamente un rimedio inventato. Spero che il lettore abbia diffidato ed avuto il buon senso di leggere fino all’ultima riga, prima di seguire il “miracoloso” consiglio.


                                                                                                                             (Fonti: Varie)

giovedì 19 luglio 2012

Emilia Romagna. Al via il progetto “Palestra sicura”

La Regione ha voluto creare una rete di strutture certificate dal Ssr dove poter svolgere sia attività fisica, tutelando la salute con azioni di contrasto verso le sostanze dopanti, sia attività terapeutica, con l’ausilio di personale specializzato e con la presenza di defibrillatori.

Una rete di palestre e strutture sportive certificate dal Servizio sanitario regionale dove svolgere attività fisica finalizzata alla tutela della salute e dove svolgere attività fisica prescritta come terapia  da medici del Servizio sanitario a persone con specifici problemi di salute. È questo l’obiettivo del progetto regionale “Palestra sicura: prevenzione e benessere”, un progetto sperimentato per due anni ed esteso ora a tutta l'Emilia-Romagna.

Due sono le tipologie di palestre e strutture sportive, indicate nel progetto: le “palestre etiche” dove si può svolgere attività fisica finalizzata alla prevenzione e alla tutela della salute e dove si sviluppano azioni di contrasto all'uso improprio di farmaci, interventi di prevenzione dei rischi legati al consumo di sostanze psicoattive (alcol e sostanze stupefacenti) e delle sostanze dopanti,  interventi per favorire un corretta alimentazione e limitare l'uso di integratori alimentari ; le “palestre sicure” dove è possibile praticare l’attività fisica prescritta come terapia dai medici del Servizio sanitario regionale in quanto vi opera personale specializzato e opportunamente formato e dove sono in dotazione defibrillatori cardiaci.

Per ottenere la certificazione di palestra etica, occorre l’adesione a un codice etico, che contiene principi generali e impegni specifici, comporta ispezioni e controlli da parte dei Servizi di medicina dello sport delle Aziende Usl per verificare il possesso dei requisiti previsti, e richiede l'obbligo di partecipazione alle attività di formazione organizzate a livello locale e regionale nell'ambito del progetto. Per avere questa certificazione occorre presentare la richiesta al Comune che, al termine delle verifiche, invia il nulla osta alla Regione che tiene l’elenco delle palestre etiche. Le Palestre etiche possono così collaborare con la Regione, gli Enti locali, le Aziende sanitarie per organizzare anche iniziative di informazione e supporto e consulenza ai professionisti impegnati nella struttura (per esempio, istruttori e allenatori) rispetto a temi come: problemi relazionali, episodi di violenza e aggressività, utilizzo di sostanze legali e illegali, problemi nutrizionali, abuso di farmaci.

Per ottenere il riconoscimento di palestra sicura, e quindi per poter offrire attività fisica prescritta da medici del Servizio sanitario regionale, le palestre e le strutture sanitarie che hanno già la certificazione di palestra etica, devono avere i seguenti  requisiti: impiegare laureati in scienze motorie o diplomati Isef appositamente formati attraverso corsi organizzati da Regione e Università che permettono di ottenere la qualifica di “referente per la salute”; avere in dotazione defibrillatori cardiaci (i dispositivi che possono ristabilire il regolare battito cardiaco in caso di arresto cardio-respiratorio). Per ottenere il riconoscimento di “palestra sicura”, occorre rivolgersi ai “referenti per la salute” e, successivamente, ai Servizi di medicina dello sport delle Aziende Usl.

Sul portale del Servizio sanitario regionale Saluter, www.saluter.it/palestrasicura , oltre ad informazioni approfondite sul progetto, sono disponibili:  un primo elenco di palestre etiche già riconosciute, due elenchi dei “referenti per la salute” (già formati con un corso tenutosi in autunno 2011),  il codice etico a cui bisogna aderire per ottenere la certificazione di “palestra etica”, il modulo per la certificazione di palestra etica da presentare ai Comuni.

                                                                                                  (Fonte:http://www.quotidianosanita.it/regioni-e-asl)

mercoledì 4 luglio 2012

La ricetta della salute

Mangiare poco non basta per vivere più a lungo. È dimostrato che la restrizione calorica possa rallentare la comparsa di patologie correlate con l'invecchiamento ed allungare la vita. Ma se alla dieta non si abbina il movimento lo sforzo potrebbe essere vano. Lo sostengono i ricercatori del Buck Institute for research on aging di Novato, in California, con un esperimento condotto sui moscerini della frutta e pubblicato oggi sulla prestigiosa rivista Cell Metabolism. «Abbiamo scoperto che nei moscerini la restrizione calorica causa un aumento del metabolismo dei grassi nei muscoli e quindi una maggiore attitudine a muoversi» spiega Pankaj Kapahi, che ha diretto la ricerca. «Il maggiore movimento indotto dalla dieta incrementa esso stesso il turnover del grasso muscolare e ottimizza quindi il risultato allungando in effetti la vita. I moscerini che invece non potevano muoversi non hanno vissuto più a lungo nonostante fossero stati sottoposti alle stesse ristrettezze caloriche degli altri». I ricercatori hanno scoperto che nel meccanismo attivato dal binomio dieta e movimento si assiste ad una maggiore espressione dell'ormone AKH, equivalente al nostro glucagone che permette il controllo dei livelli di glucosio nel sangue ed incrementa il metabolismo dei grassi allungando quindi la durata della vita. Gli studiosi perciò concludono che la semplice restrizione alimentare senza un incremento del movimento può  non avere benefici anche per gli esseri umani.

                                                                             (Fonte: www.leggo.it)

martedì 12 giugno 2012

Le mestruazioni: solo quando vuoi tu!

Il sogno di ogni donna: decidere quando è giusto avere le mestruazioni. Ogni donna lo sa, calcoli matematici, statistiche e probabilità svaniscono d'incanto quando si tratta di capire quando sarà il prossimo ciclo mestruale, perchè purtroppo la matematica è debole di fronte a sbalzi ormonali, condizioni climatiche, stress e soprattutto vacanze... perchè una donna lo sa, il giorno che ha un impegno importante, che ha programmato la partenza per una vacanza, il giorno del primo appuntamento,il primo giorno di mare o quando hai deciso di mettere quel vestitino (pantalone) bianco che ti sta un incanto, ecco che loro arrivano... mandando a monte tutti i progetti...
Ma tra un anno, 365 giorni o giu di li, tutto questo potrà essere solo un brutto ricordo.
E' in arrivo anche in Italia la pillola "no stop", l'unica che ti permette di scegliere quando avere il ciclo mestruale, e, gli esperti promettono, senza conseguenze sulla fertilità e sull'organismo.
A differenza della pillola tradizionale infatti questo nuovo metodo contraccettivo prevede un’assunzione continua, senza interruzioni. «La pillola “no stop” sarà messa in commercio insieme ad un dispositivo elettronico – spiega una professoressa pavese – che terrà il conto delle pillole assunte e, una volta decisa la sospensione dell’assunzione, indicherà quando arriverà il ciclo». Questo nuovo contraccettivo è stato presentato in questi giorni a Taormina, in occasione del congresso nazionale della Società italiana di contraccezione. «Non c’è nessuna controidicazione dal punto di vista medico o fisiologico», spiega Nappi, uno dei 700 specialisti intervenuti al congresso. La nuova pillola è all’esame dell’Agenzia italiana del farmaco, e dovrebbe essere disponibile tra circa un anno. Inoltre gli ormoni contenuti nella pillola possono curare anche altri disturbi come acne, ovaio policistico e altri disturbi legati al ciclo.
Quindi donne tra un anno potremmo dire addio a calendari ed agendine tempestati di palloncini rossi!

                                                                        

                                                                                     (Fonti: varie)

giovedì 31 maggio 2012

Allenamento di resistenza nella pallavolo


ESERCITAZIONI "AEROBICHE" NELLA PALLAVOLO

                                                                              [di Alessandro Guazzaloca]

Pallavolo allenamentoE' sull'allenamento della capacità di recupero che devono vertere tutte quelle esercitazioni che solitamente, con termine improprio, vengono definite "aerobiche". In realtà ritengo che il pallavolista debba eliminare le esercitazioni che prevedono momenti prolungati di corsa (o bike) a favore di patterns capaci di riprodurre tempi ed azioni proprie dello sport praticato. Questo va ricercato anche nella fase di allenamento della resistenza generale, vale a dire nella fase di ripresa (nel precampionato).
In realtà la corsa in linea sarebbe un ottimo allenamento per le caratteristiche che presenta (catena cinetica chiusa, lavoro pliometrico, richieste muscolari coordinative e compensatorie ecc.). Purtroppo, però, il pallavolista ha, nella maggior parte dei casi, una brutta tecnica di corsa dovuta al tipo di muscolatura che sviluppa nel gioco. In più la corsa diventa potenzialmente aggravante di tante patologie acute e croniche che sono fra le più frequenti nella casistica del volley (tendinopatie rotulee, problemi di anca, traumi recenti o cronici alle caviglie, problemi achillei ecc.).
Ecco allora che conviene limitare la lunghezza dei tratti da percorrere con la corsa in linea retta e sostituirli, appena possibile, con andature specifiche in linea o spostamenti sul campo.
Una delle esercitazioni più diffuse nella preparazione del pallavolista è il cosiddetto "yo-yo", interval training a tempo che si rivela molto efficace per lavorare sul miglioramento dei tempi di recupero.

Forma: interval training
Intensità: 60-90%
Ripetizioni: 8-10 con durata variabile (15"-10"-5")
Serie: 3-4 con durata 4'-5'
Recupero fra le ripetizioni: variabile in base al tipo di ripetizioni (15"-20"-25")
Recupero fra le serie: 2'
Frequenza cardiaca prevista: 150-170 bpm (alla terza serie di lavoro)
Per calcolare quale sia una adeguata frequenza cardiaca di lavoro senza dover ricorrere a complessi test di soglia si può ricorrere alla formula di Karvonen. Con questa possiamo stabilire con buona approssimazione quale sia la frequenza cardiaca che in percentuale si avvicina al punto di massimo consumo di ossigeno (VO2 max), partendo dal semplice esame della frequenza cardiaca a riposo dell'atleta e dalla sua frequenza massima teorica (220 - età dell'atleta).
Per una frequenza cardiaca di lavoro pari, ad esempio, al 70% di quella di VO2 max si dovrà procedere in questo modo:
FC = (70% x (fc max teorica - fc riposo)) + fc riposo.
Nel caso della valutazione del recupero, sempre a livello empirico, può valere il seguente sistema. Si prende in esame di quanti bpm scende la frequenza cardiaca dell'atleta in 1' dopo lo sforzo e si divide il valore ottenuto per 10.
Si ottiene così la seguente scala dell'indice di recupero:
1-2 insufficiente, 3 sufficiente, 4 discreto, 5 buono, 6-7 ottimo.

Resistenza alla forza (interval training con i pesi, circuit training)

Di particolare interesse è il lavoro di resistenza alla forza in sala pesi, metodica di allenamento da utilizzare lontano dai principali momenti di competizione a causa dell'affaticamento organico che può determinare.
Forma: interval training
Intensità: 60-68%
Ripetizioni: 15-20 divise in 3-4 blocchi da 5 ripetizioni ciascuno
Serie: 3
Recupero fra le ripetizioni: 20" fra ogni blocco di 5 ripetizioni
Recupero fra le serie: 3'-3'30"
Frequenza cardiaca prevista: 150-160 bpm
Molto valido, soprattutto con atleti delle categorie giovanili, può rivelarsi il lavoro in circuito basato sulla forza. L'esempio che viene proposto parte dalla scelta di 14-15 esercizi a corpo libero o con piccoli sovraccarichi (8-10 se si usano sovraccarichi più pesanti) che vadano ad interessare tutti i distretti muscolari utilizzati dal pallavolista. Per ciascuno di questi esercizi viene effettuato un test nel quale l'atleta esegue il maggior numero possibile di ripetizioni in 45". Il valore numerico ottenuto viene ridotto all'80% del totale e lo stesso procedimento si esegue per tutti gli esercizi.
Alla fine, con tutti i valori ottenuti, si costruisce il circuito di lavoro, nel quale tutti gli esercizi vengono eseguiti senza soluzione di continuità.
Forma: circuit training
Intensità: 80% rispetto al massimale di ripetizioni su 45"
Ripetizioni: variabili da esercizio a esercizio
Serie: 2-3
Recupero fra le ripetizioni: nessuno
Recupero fra le serie: 4'
Frequenza cardiaca prevista: 160-170 bpm

Resistenza al salto (vertec test)

Esistono parecchie metodiche di allenamento della resistenza al salto. Per restare nell'ambito del lavoro generale senza palla, basandolo però su movimenti specifici, si può adottare un'esercitazione altamente correlata con la prestazione pallavolistica, elaborata in forma di test qualche anno fa dall'allora vice allenatore della nazionale italiana maschile Zanini.
Il test consta di tre serie di quattro salti al vertec con rincorsa di 4 m. Il recupero dopo ogni serie è di 20" e l'intensità deve essere massimale sia durante l'esecuzione dei salti sia durante le traslocazioni. Al termine del lavoro, oltre ad avere allenato il salto d'attacco, avremo elementi di valutazione immediata del lavoro quali:
valutazione del miglior salto, resistenza specifica al salto e alla rincorsa (IPP e IPG), decremento della prestazione fra le serie, indice di recupero a fine prova.
L' Indice di Performance Parziale (IPP) si calcola nel seguente modo: (j1+j2+j3+j4)² / tempo (in centesimi di sec). La stessa operazione matematica va applicata ai dati risultanti nelle 2 serie successive. Fatto questo non resta che sommare i 3 indici delle 3 serie per avere l'indice di performance generale (I.P.G.).
Forma: interval training
Intensità: 100% sia nel salto che nella velocità esecutiva
Ripetizioni: 4
Serie: 3
Recupero fra le ripetizioni: nessuno
Recupero fra le serie: 20"
Frequenza cardiaca prevista: 160-180 bpm

Resistenza alla rapidità (circuit training, andature, sprint training)

Con l'allenamento della resistenza alla rapidità si comincia ad entrare nel campo, anche se la palla ancora non compare nelle esercitazioni. Questa qualità fisica può essere esercitata in vari modi, da sola o combinata con esercizi di forza esplosiva.
Il primo esempio ci riporta al lavoro in circuito che abbiamo visto per la forza, solo che in questo caso gli esercizi da scegliere saranno in numero minore e soprattutto verteranno su rapidità di movimento, reattività ed elasticità (saltelli con la corda, spostamenti specifici tipo difesa, pliometria fra ostacoli, agilità fra coni e ostacoli vari, reazione a segnali, toccate rapide dentro a cerchi e speed ladder, lanci di rapidità per le braccia).
Forma: circuit training
Intensità: 90-100%
Ripetizioni: variabili da esercizio a esercizio (5"-8" di lavoro)
Serie: 2-3
Recupero fra le ripetizioni: nessuno
Recupero fra le serie: completo
Frequenza cardiaca prevista: rilevazione non necessaria
Il secondo esempio ricalca invece l'interval training per il miglioramento della capacità di recupero, sostituendo ai vari blocchi di corsa a tempo delle serie continue di andature specifiche. In questo caso il recupero sarà attivo e verrà eseguito con corsa a basso ritmo o, meglio, con addominali e dorsali.
Forma: interval training
Intensità: 90-100%
Ripetizioni: variabili (6' continuativi di lavoro con andature varie)
Serie: 3-4
Recupero fra le ripetizioni: nessuno
Recupero fra le serie: 4' (recupero attivo con corsa o addominali e dorsali)
Frequenza cardiaca prevista: rilevazione non necessaria
L'ultimo esempio mescola invece rapidità e forza esplosiva, unendo ad un classico sprint training dei lanci frontali e dorsali con la palla medica. La forma di sprint scelta è quella di effettuare lo start del movimento in una direzione per poi invertire rapidamente fronte e andare in progressione per 7-9 m. Dopo 5-6 sprint si recupera con una stazione di policoncorrenza.
Forma: sprint training
Intensità: 90-100%
Ripetizioni: 5-6 per lo sprint, 8-10 per i lanci
Serie: 2-3
Recupero fra le ripetizioni: completo
Recupero fra le serie: il tempo necessario al lavoro di policoncorrenza
Frequenza cardiaca prevista: rilevazione non necessaria


                                                                                       (Fonti: www.my-personaltrainer.it)