mercoledì 14 dicembre 2011

Da oggi gli occhi azzurri non sono più un sogno...

Venti secondi di laser per avere gli occhi azzurri: un medico californiano sta sperimentando in Messico un intervento che potrebbe permettere di cambiare in un battito di palpebre o poco più il colore dell'iride. I suoi colleghi sono scettici ma il dottor Gregg Homer, ex avvocato dell'entertainment a Hollywood che ha gettato la toga alle ortiche per studiare biologia a Stanford, è convinto di aver fatto tombola: a suo avviso pochi secondi di luce laser bastano a rimuovere il pigmento da un occhio nero o castano che così gradualmente si schiarisce fino a diventare blu. Gli esperimenti, prima su animali e cadaveri e poi su pazienti in carne e ossa, sono stati condotti 'a sud del confinè perchè in Messico le norme che regolano i test medici sono meno severe che negli Stati uniti. Adesso Homer cerca di ottenere investimenti per 750 mila dollari per poterli proseguire. Gli addetti ai lavori sono sconcertati: è convinzione comune che distruggere il pigmento dell'occhio può creare danni se si permette a troppa luce di entrare nella pupilla. Il processo messo a punto da Homer prevede un sistema di scanning computerizzato che fotografa l'iride ed elabora le aree da trattare. Viene quindi 'sparatò un laser che colpisce un punto dell'iride per volta. Una volta finito, il processo deve essere ripetuto. «Il laser agita il pigmento sulla superfice dell'iride», ha detto Homer alla Bbc: «Usiamo due frequenze assorbite completamente dal pigmento scuro così non c'è rischio di danneggiare il resto dell'occhio». Il laser scalda e cambia la struttura delle cellule del pigmento. L'organismo riconosce che è in presenza di tessuto danneggiato e mette in gioco una proteina che a sua volta aziona un meccanismo che «digerisce il tessuto a livello molecolare». Dopo la prima settimana di terapia il colore dell'occhio appare più scuro ma quando comincia il processo di «digestione» nello spazio di tre settimane l'iride comincia ad apparire blu. Il trattamento è irreversibile perchè il pigmento non si rigenera. Esperti oftalmologi hanno sollevato dubbi: «Il pigmento è lì per una ragione. Il rischio alla fine è di vedere doppio o con riflessi abbaglianti», ha detto Larry Benjamin, dello Stoke Mandeville Hospital in Gran Bretagna.

                                                                               (Fonti: www.leggo.it)

Parolacce salutari...

Le parolacce possono essere formule magiche. Almeno contro il dolore. Lo dimostra una ricerca della Keelès School of Psychology britannica secondo cui le imprecazioni abbassano sensibilmente la soglia del dolore. Ma solo se non si è abitati ad usarle sempre: in quel caso, perdono il loro effetto magico ed il dolore si fa sentire del tutto. Richard Stephens, il ricercatore che ha condotto lo studio, ha chiesto ad alcuni volontari di mettere le mani in un secchio pieno di acqua ghiacciata. Quelli abituati ad imprecare soltanto qualche volta al giorno potevano resistere, grazie ad un profuso utilizzo di parolacce, per molto tempo in più rispetto a chi aveva confessato di imprecare per almeno 60 volte ogni giorno. Per questi ultimi, usare o meno le parolacce non ha fatto alcuna differenza nel tempo che hanno resistito con le mani dentro al secchio. Il meccanismo, sostiene Stephens, è molto semplice: la parolaccia stimola un responso emotivo che ha sua volta provoca una cosidetta «analgesia indotta da stress», insieme ad un aumento dell'adrenalina. Chi impreca di abitudine non ha più questo responso emotivo e così la parolaccia perde la sua magica funzione 'analgesicà. Chi invece impreca con più parsimonia, ha ancora questo responso emotivo, che può dunque rivelarsi utile in situazioni di dolore. «Sarebbe stupido consigliare di imprecare nell'ambito della sanità pubblica - ha dichiarato Stephens - ma le parolacce sembrano attivare parti del cervello associate di più alle emozioni. Nel contesto del dolore, imprecare sembra avere la funzione di semplice amministratore delle proprie emozioni. Ora ci piacerebbe poter esplorare se le parolacce hanno un effetto benefico anche in altri contesti». Secondo precedenti studi, in Gran Bretagna le parolacce rappresentano tra lo 0,5 e lo 0,7% di tutte le parole pronunciate in un giorno dal cittadino medio. Da un sondaggio condotto nel 2006 è emerso che il 36% dei dirigenti del Regno accettano le parolacce come parte della vita lavorativa, a meno che si tatti di imprecazioni discriminatorie.

                                                                                    (Fonti: www.leggo.it)

Il porno? Provoca impotenza!

Impotenza, perdita di libido, aumento dei rischi di infarto e di malattie che si trasmettono per via sessuale. Sono tutti rischi dell'abuso di materiale erotico, sia per gli uomini che per le donne, anche se sono i primi i soggetti più a rischio. A fare luce sul lato oscuro del porno è un articolo del quotidiano tedesco Bild. Fra tutti i rischi quello che fa maggiormente paura è naturalmente l'impotenza, che sarebbe cusata dal bombardamento costante di stimoli erotici che tende a rendere più difficoltosa la vita sessuale reale. Chi consuma troppi porno, insomma, rischia di non avere erezioni in camera da letto.  I più copliti da tale sindrome sono i maschi adulti con un'età inferiore ai 25 anni.
E disturbi di natura psicologica possono influire anche nella vita di coppia: essendo il porno una trasposizione delle fantasie maschili, replicarlo nella realtà porta a un allontanamento dalla propria partner.
Il Kisney Institute, uno degli istituti di sessuologia più famoso del mondo, mette in luce un altro problema che può affliggere i porno-dipendenti: chi guarda troppi film porno sopravvaluta le dimensioni del proprio organo sessuale e compra preservativi troppo grossi. Lo rivela una ricerca condotta su un campione di 400 soggetti, di cui addirittura il 40% aveva dichiarato di aver spesso avuto problemi con il condom, proprio perché era troppo grosso.
Altri pericoli giungono dagli stimolanti erotici, come il Viagra, in quantità pericolose, che possono addirittura causare rischi di infarto, oltre a alta pressione sanguigna e difficoltà respiratorie. Normalmente i porno-consumer ne fanno abuso.  La ricetta per il porno è dunque quella di un consumo ragionevole, per evitare l’alienazione dalla realtà e alcuni rischi per la salute da non sottovalutare.

                                                                                              (Fonti: www.leggo.it)

Il kebab? Una bomba per la nostra salute

Mahmut Aygun è morto serenamente a 87 anni. Ma vien da pensare che non abbia mangiato molti doner kebab, i panini che lui stesso ha inventato poco meno di quarant'anni fa: secondo un'indagine  diffusa dai Local Authority Coordinators of Regulatory Services inglesi, in media un panino regala più di mille calorie, il 98 per cento della quantità giornaliera raccomandata di sale e il 148 per cento dei grassi saturi consentiti. Insomma, non basta il digiuno per rientrare nei ranghi dopo un kebab. Che infatti secondo alcuni è il fast food meno sano in assoluto.
 Le radici del panino, in realtà, sono assai più nobili e affondano nella tipica dieta mediterranea: il kebab (carne d'agnello con spezie) viene servito assieme al riso e alle verdure (ad esempio lattuga, cipolle, pomodori) e ha tutte le carte in regola per far parte di una dieta equilibrata e sana. Ma il doner kebab, ovvero la versione «da strada» del piatto mediorientale, è tutta un'altra storia: mister Aygun l'ha inventato nel 1971 per dar da mangiare ai suoi connazionali in maniera semplice ed economica, infilando nella pitta (una specie di disco di pane da piegare a metà) le verdure, il condimento e la carne tagliata a fettine da un grosso pezzo che gira su un girarrosto verticale. Risultato, un panino facile da mangiare e completo di tutto che ha dilagato in Europa e oltre. Ma mentre mister Aygun, nel suo ristorante, avrà pure continuato a usare carni scelte e ingredienti freschi, altrove le cose sono andate diversamente. Tanto che oggi, secondo l'indagine dei Lacors inglesi, il 98 per cento dei doner kebab prenderebbe il semaforo rosso per il contenuto in grassi saturi e il 96 per cento lo guadagnerebbe per il sale. Gli esperti inglesi hanno analizzato 494 kebab, trovando valori che definiscono «scioccanti». Difficile dissentire, basta guardare i dati del peggior panino passato al setaccio: 1990 calorie senza contare verdure e salse, il 346 per cento della razione quotidiana di grassi saturi e il 277 per cento della quantità giornaliera di sale. Roba da farsi venire un infarto solo a guardarlo.
Non è finita: il 35 per cento dei panini conteneva carni diverse da quelle dichiarate  e non c'erano grandi differenze fra i kebab «small» e «maxi». E non è neanche la prima volta che questi panini finiscono sotto accusa: già un paio di anni fa una ricerca aveva segnalato che in un caso su 5 i negozi che vendono doner kebab costituiscono una «significativa minaccia» per la salute pubblica, l'anno scorso un gruppo di studiosi dell'Hampshire County Council inglese li aveva definiti «il cibo take away più grasso e meno sano» trovandoci dentro l'equivalente calorico di un bicchiere di olio. «In linea teorica potrebbe essere un pasto equilibrato e sano» ha spiegato Simon Langkey-Evans, nutrizionista dell'università di Nottingham nel Regno Unito. «Ma le porzioni sono di solito grandi, poi ci sono troppe salse e condimenti». Alla fine ci ritroviamo in mano un panino gustoso (bisogna ammetterlo, e certo non stupisce con quel che c'è dentro), di sicuro economico per le nostre tasche, ma che chiede un conto salato al nostro benessere.
Non ci sono studi a dimostrare che i doner kebab in vendita in Italia siano meno terribili, ma secondo Carla Favaro, docente alla scuola di specializzazione in scienze della nutrizione dell'Università di Milano Bicocca, non bisogna sperarci troppo: «Verosimilmente anche i nostri saranno simili: essendo in genere gestiti da stranieri, immagino che non siano “adattati” al nostro tipo di dieta». Detto questo, sono da bandire senza ripensamenti? «Non esistono alimenti del tutto vietati, anche se di fronte a dati di questo tipo viene da riflettere. L'importante è che il consumo sia davvero occasionale, soprattutto se si è a rischio (ad esempio se già abbiamo elementi di rischio cardiovascolare). Purtroppo il kebab è un cibo che può essere meno “eccezionale” del previsto: costa poco, molti studenti e lavoratori lo possono considerare il pasto ideale a mezzogiorno». I guai possibili, peraltro, non si limitano all'aumento di peso e al pericolo per arterie e cuore, ma si possono verificare anche nell'immediato: «Un panino del genere richiede tempo per essere digerito: difficile concentrarsi nello studio o lavorare bene dopo un kebab», dice Favaro. «Inoltre, se si sceglie un cibo simile ci si riempie e non si mangia sufficiente verdura e frutta, sommando all'errore di un pasto pesante la mancanza di nutrienti sani. Insomma, è davvero meglio optare per il kebab solo una volta ogni tanto», conclude la nutrizionista.

                                                                                                                       (Fonti: varie)

giovedì 8 dicembre 2011

Cinetosi: quando viaggiare fa male

La cinetosi o malattia del movimento (mal d’auto/di mare/d’aereo) comprende quella serie di disturbi che sopravvengono a seguito di spostamenti o viaggi su mezzi di trasporto quali navi, aerei, treni, automobili.
Il problema di base, che scatena il malessere generale, è un'eccessiva stimolazione di quelle delicatissime e piccolissime strutture deputate al controllo dell'equilibrio che si trovano nell'orecchio interno (apparato vestibolare). In alcune persone un po' più sensibili, quando il corpo è sottoposto a sollecitazioni rapide dell'apparato vestibolare si manifestano una serie di sintomi che si possono facilmente riconoscere.
Tuttavia, qualunque altro mezzo atto a produrre spostamenti nello spazio, come giostre o altalene può dare cinetosi in chi vi sale. E non soltanto. Rientrano tra le cinetosi anche i disturbi che insorgono in alcune persone particolarmente sensibili alla semplice visione, purché sufficientemente prolungata, di alcuni movimenti.
Infatti, c’è anche chi sta male al solo vedere un'imbarcazione in acque agitate o le immagini di film prodotti con particolari tecniche, come la ripresa con camera in movimento di “The Closer” o le più recenti tecnologie 3D.
In questi casi si crea nel cervello un contrasto tra le informazioni di movimento che provengono dagli occhi e quelle di assenza di movimento che provengono dagli organi di senso del resto del corpo, in particolare dalle articolazioni.
Benché possa trattarsi, come abbiamo visto, di situazioni assai diverse, il meccanismo delle cinetosi è sempre lo stesso, e piuttosto complesso.
Molto sommariamente si può dire che il movimento stimola l'apparato vestibolare (presente nell’orecchio interno) deputato alla rilevazione dei movimenti del corpo e al controllo dell’equilibrio. Quando la sollecitazione di queste delicate strutture è troppo rapida o eccessiva, oppure in alcune persone più sensibili, compaiono le manifestazioni della cinetosi.
Di solito, a una iniziale percezione di malessere generale, accompagnato da pallore e sensazione di "peso allo stomaco", seguono un aumento di sudorazione e salivazione, il respiro diventa più frequente e si hanno vertigini, nausea e spesso anche vomito.
Di norma la sindrome si risolve rapidamente appena cessano le sollecitazioni che l'hanno prodotta ma, poiché è molto fastidiosa, sarebbe meglio giocare d’anticipo adottando una serie di misure preventive.
Dunque, posto che questi disturbi siano ben riconoscibili e pure comuni, ecco qualche consiglio pratico per prevenirli quanto e quando possibile:
  • Partire a stomaco pieno, ma non dopo un pasto pesante e durante il viaggio mangiare di tanto in tanto un grissino o un cracker o un pezzo di pane evitando di bere
  • Sistemarsi nel punto più stabile del veicolo (nella zona centrale della nave, sui sedili anteriori dell'auto o in corrispondenza dell'ala dell'aereo) e distrarsi guardando il paesaggio
  • Soprattutto per i bambini è importante che possano distrarsi giocando 
  • E' meglio non leggere, neppure per cercare una località sulla cartina
  • E' consigliabile limitare tutti i movimenti della testa e del corpo (la posizione seduta è quella migliore); evitare di fissare le onde del mare o altri punti dotati di movimento proprio
  • Non restare a lungo in silenzio poiché si tende a focalizzare il pensiero sulla paura di star male
  • Evitare, se possibile, fattori aggiuntivi di disturbo come il fumo, l'aria viziata, l'affollamento e il caldo dei luoghi in comune sui mezzi grandi (grandi navi o traghetti) che ne sono dotati e assicurarsi, ove possibile, un continuo ricambio d'aria.

    Per chi soffre costantemente di chinetosi, prevenire è meglio. Ci sono diversi preparati ad azione essenzialmente antistaminica, anticolinergica o tranquillante che contrastano la comparsa degli sgradevoli sintomi.
    In genere devono essere assunti una mezz'ora prima della partenza, fatta eccezione per le formulazioni in chewing-gum, da assumere alla comparsa dei primi sintomi, e per quelle in cerotto da applicare due ore prima.
    Attenzione, però: la maggior parte di questi farmaci, acquistabili in farmacia senza ricetta medica, provoca sonnolenza e diminuzione della vigilanza. Non devono quindi essere usati da chi guida o deve utilizzare mezzi o strumenti potenzialmente pericolosi.
    Inoltre, se si soffre di altre patologie note o si stanno assumendo altri farmaci, prima di ricorrere a un antichinetosico è indispensabile chiedere consiglio al proprio medico.

    Tra i rimedi "medicali" alternativi, che si acquista in farmacia, pur non essendo un farmaco, è il braccialetto anti-vomito che sebbene la commercializzazione in Italia sia abbastanza recente si basa su di un principio antico. E', infatti, una modalità terapeutica che viene dall'antichissima medicina Cinese (agopuntura/digitopressione). Il bracciale va applicato nel punto P6 dell'agopuntura che é posto " 2 pollici cinesi" sopra la linea distale del polso. Con la pressione di questo punto, si ottiene una riduzione della nausea. Questo metodo si è mostrato più gradito ed efficace per i bambini; al termine del viaggio il bracciale si toglie senza alcuna conseguenza particolare.
    Generalmente i disturbi cessano al termine del viaggio e non danno luogo a particolari conseguenze. Occorre tuttavia non sottovalutare il problema nei soggetti a rischio, come i cardiopatici, nei quali potrebbero insorgere complicazioni, soprattutto per lo sforzo sul torace provocato dal vomito.

                                                                                                    (Fonti:varie)

mercoledì 7 dicembre 2011

YOGA E ARTI MARZIALI: SI DIMAGRISCE CON IL BUDOKON

Il Budokon, che in giapponese vuol dire "il cammino spirituale del guerriero", è stato inventato da Cameron Shayne, maestro di arti marziali e personal trainer molto in voga fra i divi di Hollywood. Tra meditazione, yoga, pugni e calci, si sfoga tutta la rabbia repressa e si liberano corpo e mente dalla negatività, con ottimi risultati anche per la linea: i muscoli diventano più tonici e il portamento più elegante.
Il Budokon è un'arte di vita o, se si preferisce, è l'arte di vivere. E un modo di camminare, di dormire, di vivere, di nutrirsi, di muoversi. È, in sostanza, uno stile di vita che si basa sulla fusione di discipline diverse, come lo yoga, le arti marziali e la meditazione. E una pratica giovane: è stata ufficialmente ideata nel 2000 quando il suo creatore, Cameron Shayne, ha cambiato lo stile di vita, e la vita, a molti vip del mondo dello spettacolo.
Il fondamento del Budokon è la pratica dello Zen, che letteralmente vuol dire meditazione, caratterizzata dalla semplicità, dalla sobrietà e dall'essenzialità, per questo mira immediatamente all'obiettivo. Secondo lo Zen, infatti, non occorre far altro che sedersi per terra a gambe incrociate e focalizzare l'attenzione sulla corretta postura e sulla respirazione. Ciò permette di sviluppare la consapevolezza di se stessi, dello spazio circostante e dell'irripetibile bellezza del momento presente: da questa dimensione è possibile trovare un equilibrio tra corpo, mente e spirito.
Il Budokon inizia con posizioni yoga per poi passare al Budo (combattimento) e terminare con una fase di rilassamento che scioglie le tensioni e rilassa il corpo. Tutte le fasi sono complementari l'una all'altra. Alla base della pratica fisica ci sono la precisione e l'allineamento del corpo.
La pratica del Budokon favorisce l'agilità, il controllo, la velocità dei movimenti del corpo. Tutte qualità che possono essere utili alla persona nella vita quotidiana, aiutandola a modoficare le posture scorrette e allungare e tonificare i muscoli per avere un corpo armonico.
Le posizioni yoga sono influenzate da due tecniche: l'Iyangar e l'Ashtanga.
L'Iyangar è un tipo di yoga che punta sull'allineamento preciso. Per questo, vengono spesso usati sostegni, come blocchi e cinghie, mentre si eseguono le diverse posizioni. Il principio fondamentale è l'allineamento in tutti gli Asana (posizioni), che comporta un lavoro simmetrico in tutto il corpo. Per permettere a tutti di ottenere i benefici delle Asana, l'Iyangar ha introdotto l'uso di supporti, come coperte, mattoni, sedie, a cui appoggiarsi durante l'esercizio. Ciò permette di migliorare l'efficacia delle posizioni richiedendo minore sforzo.
L'Ashtanga è un tipo di yoga dinamico e coreografico, in cui la sequenza di movimenti è sincronizzata sul respiro e si svolge come una danza. Consiste in sei serie da trenta posizioni ciascuna: la prima è per principianti e si propone di purificare il corpo, allinearlo, fortificarlo e renderlo più flessibile, preparandolo così alle sequenze più avanzate, che lavorano invece sul sistema nervoso. La sua particolarità è data dal Vinyasa, cioè il sistema di respirazione nel movimento. La pratica è caratterizzata da una sequenza di posizioni, collegate tra loro grazie alla sincronizzazione di respiro e movimento, quasi come in una danza.
Questo tipo di posizioni permette di ritrovare elasticità e di sciogliere le articolazioni; spesso, infatti, muscoli e articolazioni, a causa di stress, posture sbagliate e poco allenamento, sono contratti e poco elastici.
In seguito, si passa alla parte "fisica" del metodo, cioè il Budo (che significa combattimento), un mix di posizioni che si ispirano ai movimenti di alcune arti marziali, come Ju jitsu, Karate e Taekwondo. Sono posizioni che sollecitano gli arti inferiori, alle quali seguono alcune sequenze che stimolano anche la muscolatura addominale, dei glutei e lombare (cioè quei muscoli che fiancheggiano la parte bassa della colonna vertebrale, circa all'altezza dei reni), in modo da migliorare la postura.
Si tratta di rotazioni sul tronco, che contribuiscono ad assottigliare la vita, disegni di figure, colpi portati all'aria o a piccoli supporti imbottiti, che aiutano a scaricare lo stress. Tutti questi movimenti sono regolati dal miglior timer, ovvero la respirazione.
La respirazione è, dunque, un aspetto molto importante, fondamentale per mettere in pratica tutti gli esercizi, perché permette di far lavorare i muscoli del diaframma; inoltre, aiuta a ritrovare la migliore postura, tonificare la muscolatura addominale in modo uniforme e limitare alcuni dolori alla colonna vertebrale provocati, in molti casi, proprio da un uso scorretto del diaframma. La pratica del Budo permette di scaricare le tensioni e lo stress accumulati grazie alle parte figurativa dei colpi; inoltre, ogni esercizio, che dura circa 45 minuti, aiuta a bruciare i grassi.
Queste tecniche, che servono a migliorare movimento e resistenza, sono diverse dell'Hatha tradizionale, la forma di yoga più comunemente esercitata in Occidente.
La tecnica è costituita da un insieme di esercizi fisico-ginnici e da movimenti per controllare la respirazione. L'Hatha yoga, se praticato in maniera costante, aiuta a raggiungere l'equilibrio psicofisico, una maggiore consapevolezza dei processi vitali, di quelli fisiologici e, più in generale, del corpo in ogni sua parte. Le posizioni e gli esercizifisici hanno l'obiettivo di riequilibrare gli opposti: durante le sessioni di Hatha yoga, la flessione è seguita dall'estensione e le esercitazioni fisiche sono seguite dalle meditazioni mentali.
La pratica del Budokon è sconsigliata alle persone che hanno problemi alle articolazioni (come lesioni al menisco, disfunzioni della rotula o lesioni dei tendini delle spalle) e alle donne nelle prime dodici settimane di gravidanza.
L'attività ottimale prevedeinizialmente due sedute settimanali, che gradualmente possono passare a tre; tutto ciò permette di ottenere un obiettivo modellante sul corpo: glutei, addome, girovita, arti inferiori e superiori

                                                                                                                 (Fonti:Varie)

Il Chewing gum dimagrante...

E’ ormai sapere comune che per perdere peso è necessario prima di tutto modificare il proprio stile di vita, sia per quanto attiene l’alimentazione, sia per quanto attiene l’esercizio e l’attività fisica. Potrebbe tutto questo essere semplificato solo masticando un chewing-gum?
Un gruppo di ricercatori della Syracuse University (New York, USA) sembra aver dato una prima risposta affermativa a questa domanda, dimostrando,  per la prima volta, che un ormone “chiave” nella stimolazione della sensazione di sazietà potrebbe essere rilasciato e assorbito attraverso una semplice gomma da masticare.
L’ormone chiamato PYY è normalmente prodotto e rilasciato nel sangue in seguito all’ingestione di cibo in misura tanto maggiore quanto è maggiore il valore calorico del cibo consumato. In poche parole, più calorie ingerite, più PYY prodotto e immesso nel circolo sanguigno. Il PYY svolge la funzione di comunicare al cervello che sta entrando cibo nel tubo digerente e che è necessario inibire l’appetito, spingendo la persona a interrompere l’assunzione di alimenti. Nei soggetti obesi, la quantità di PYY nel sangue è ridotta rispetto ai soggetti normopeso, sia a digiuno che in seguito all’ingestione di cibo. Questo significa che i soggetti obesi avvertono meno il senso di sazietà rispetto ai normopeso.
Il PYY somministrato per via endovenosa a volontari sani ha dimostrato di poter aumentare il senso di sazietà e diminuire il valore calorico dei cibi consumati. Se somministrato per bocca però, il PYY perde ogni efficacia, perché viene in gran parte distrutto dall’azione dei succhi acidi dello stomaco, e per la restante parte viene difficilmente assorbito dall’intestino, senza poter passare nel sangue e esplicare la azione di inibizione dell’appetito a livello cerebrale.
I ricercatori hanno quindi sperimentato un sistema che potesse favorire l’assorbimento intestinale del PYY, prendendo in prestito una idea già sperimentata con successo con l’insulina e altre sostanze: attaccare la molecola da far assorbire a quella della vitamina B12.
In questo modo, i ricercatori hanno dimostrato che il PYY legato alla vitamina B12 può essere efficacemente assorbito dall’intestino dopo somministrazione orale. Il passo successivo che il gruppo di ricerca si propone, sarà quello di inserire il complesso PYY-B12 in una capsula da ingerire o in un chewingum da masticare che possano diventare un valido aiuto per tutti coloro che sono impegnati in un programma di dimagrimento, stimolando il senso di sazietà, aiutando a diminuire l’introito calorico quotidiano e quindi accelerando e facilitando la riduzione del peso corporeo.

                                                                                                                             (Fonti: varie)

lunedì 5 dicembre 2011

Arriva in Italia EllaOne, la pillola dei 5 giorni dopo.

E' arrivata anche in Italia la "pillola del 5 giorni dopo", che è più efficace e potente della "pillola del giorno dopo", ma anche più costosa, infatti sarà disponibile in farmacia nei primi mesi del 2012 e costerà circa 35 euro, costo interamente a carico del cittadino poiché il farmaco verrà inserito in fascia C. La posologia dei due trattamenti è pressochè uguale, va assunta il prima possibile, ma questa nuova pillola può esser presa anche per 5 giorni consecutivi essendo efficace anche a più giorni di distanza dall'inizio della presunta gravidanza, e quindi non ci sarà più la necessità di assumere il contraccettivo entro poche ore, come per il levonorgestrel il cui effetto vale solo fino alle 72 ore successive. EllaOne, questo è il nome della pillola, è dunque stato approvato dalla commissione tecnico-scientifica dell'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco). Di base è fatta con il progestinico ulirpistal che è in grado di bloccare l'ovulazione fino a 120 ore dopo il rapporto a rischio. Perciò, se c'è disponibilità economica, la nuova pillola è maggiormente consigliata.
La questione importante è che il levonorgestrel, la pillola del giorno dopo, non dovrebbe creare problemi in caso di gravidanza in corso, mentre per l'ulipristal ancora non esistono prove certe della sua dannosità, ma nemmeno del contrario. E  quindi attenzione perchè EllaOn richiede la prescrizione medica e un test di gravidanza negativo, in quanto deve agire prima dell'eventuale annidamento dell'embrione nell'utero.
E i medici possono ricordare che un dosaggio delle beta hcg si può eseguire anche in ambulatorio, sulle urine, e il medico lo può certificare, trattenendo i reagenti utilizzati e copia del referto.


                                                                                            (Fonti:Varie)

Uno studio argentino ha mostrato che il Wi-Fi può uccidere gli spermatozoi

Secondo lo studio condotto da Conrado Avendano di Nascentis, del Centro per la Medicina Riproduttiva di Cordoba, basterebbero solo 4 ore di esposizione ai Wi-Fi per bloccare qualsiasi mobilità degli spematozoi.
Gli esperimenti sono stati condotti utilizzando lo sperma di 29 volontari. Di questi campioni, una metà è stata messa nelle immediate vicinanze di un notebook, un computer portatile, connesso ad una rete Wi-Fi mentre invece l'altra metà è stata conservata nelle medesime condizioni ma senza che vi fosse alcun dispositivo che potesse irraggiarla. I risultati hanno mostrato che dopo soloo 4 ore gli spermatozoi cessano tutte le loro attività motorie, alcuni muoiono ed circa il 9% subisce anche delle mutazioni genetiche del Dna.
Però, lo stesso Avendano di Nascentis ci tiene a precisare che gli studi ancora non sono del tutto conclusi e che quindi non è possibile confermare che la causa di questi spiacevoli effetti sia imputabile solo all'uso dei pc portatili : "Al momento non sappiamo se questo effetto sia indotto da tutti i computer portatili collegati tramite Wi-Fi a Internet o se le condizioni di utilizzo possono aumentare questo effetto". Inoltre, a scanso di equivoci, suggerisce di tenere sempre e comunque lontano dagli organi riproduttivi i notebook e di utilizzarli in maniera responsabile. E come fa notare Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, sorgono molti dubbi sulla corretteza dello studio perchè, in effetti, gli spermatozoi usati negli esperimenti non si trovavano in un ambiente adatto alla loro sopravvivenza, cioè il corpo umano, e quindi non disponevano di un'adeguata protezione contro gli agenti esterni.


                                                                                             (Fonti: Varie)

giovedì 1 dicembre 2011

Lo stretching? Inutile per i muscoli.

Sfatato un altro mito del mondo del fitness. Lo stretching, ovvero quella serie di esercizi di allungamento muscolare che precedono, e a volte seguono, un allenamento in realtà non servirebbe a garantire immunità dai risentimenti muscolari, stando ai risultati di una ricerca americana.
Lo studio, presentato nel corso dell'American Academy of Orthopaedic Surgeons, ha coinvolto quasi 3000 atleti che hanno percorso almeno 10 chilometri in una settimana. A metà del gruppo è stato richiesto di non effettuare esercizi di riscaldamento, l'altra metà al contrario ha svolto correttamente ogni allungamento previsto coinvolgendo quadricipiti, muscoli femorali e polpacci per un totale di 5 minuti, prima di iniziare a correre.
Il risultato è che non vi sono state differenze sostanziali fra il primo e il secondo gruppo in termini di risentimenti muscolari provocati, mentre i ricercatori hanno hanno verificato che è il cambiamento delle proprie abitudini a creare problemi. Per questo, gli scienziati guidati da Daniel Pereles invitano a non rinunciare allo stretching se si è abituati a farlo. I fattori di rischio per i nostri muscoli sembrano essere invece i traumi subiti negli ultimi quattro mesi e un alto indice di massa corporea.
Del resto, un precedente studio australiano era arrivato alle stesse conclusioni. Gli esperti australiani avevano misurato gli effetti dello stretching su 77 persone adulte, in salute e sportive, e scoprendo che la ginnastica riesce a prevenire un incidente muscolare ogni 23 anni di attività fisica. Secondo i ricercatori ''è un po' poco per una pratica diffusissima negli spogliatoi delle società sportive e nelle palestre''.


                                                                           (Fonti:www.italiasalute.leonardo.it)

1 Dicembre: giornata mondiale contro AIDS

Come ogni anno è tempo di parlare di Aids. La consueta Giornata mondiale organizzata in tutto il mondo ha scelto di puntare su un numero, lo zero. L'obiettivo è infatti quello di arrivare a zero decessi per Aids e a zero infezioni da Hiv.
Il punto di partenza, tuttavia, sono le cifre, secondo cui le morti a causa della malattia nel 2010 sono state 1,8 milioni e le infezioni 2,7 milioni. Sono numeri alti, ma in costante calo rispetto agli anni precedenti.
L'altra buona notizia è l'accesso alle cure migliorato nei paesi in via di sviluppo, quelli più colpiti dalla patologia. In Italia, la Giornata mondiale si modula con varie iniziative fra cui Scratch Aids Away, un festival musicale organizzato dal Ministero della Salute per compiere un'opera di sensibilizzazione verso i giovani. Fra le altre iniziative, va segnalata quella tecnologica dell'Nps Italia, che ha messo in campo la prima in campo la prima applicazione studiata appositamente per le persone sieropositive, Hiv-Bookmark.
Per quanto riguarda la cura, gli approcci possibili sono due: il primo è quello della terapia genica, attraverso la manipolazione dei globuli bianchi e il silenziamento del gene che produce CCR5, il recettore cellulare per il virus. L'altra via è farmacologica ed è quella seguita da ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora e della University of North Carolina. Sono due i farmaci che tentano di eliminare il virus dall'organismo, il vorinostat e un anticorpo in grado di bloccare la proteina PD-1.
Ma l'Aids ha anche un aspetto economico da considerare, soprattutto in quei paesi sottosviluppati dove le cure sono ancora in ritardo nonostante i miglioramenti. Stando a uno studio pubblicato su Plos, un investimento massiccio volto a generalizzare la circoncisione maschile in questi paesi produrrebbe vantaggi notevoli sul lungo periodo, con una riduzione netta della percentuale di infezione e quindi anche dei costi complessivi.

                                                                               (Fonti: www.italiasalute.it)
                                                                                      

Culotte de Cheval come trattarle?

Le fastidiosissime “culotte de cheval” sono tra gli inestetismi del corpo più difficili da nascondere. Sono costituite da un accumulo di grasso localizzato sulla parte esterna delle cosce e caratterizzate da una pelle spesso irregolare per la presenza di noduli sottocutanei, avvallamenti e buchi superficiali.
Questi inestetismi sono dovuti essenzialmente a fattori costituzionali, e sono aggravati da squilibri alimentari, predisposizione a disturbi circolatori, uso di indumenti troppo stretti e stile di vita sedentario. Sono questi ultimi i fattori sui quali naturalmente bisogna operare per evitare l'insorgere o l’aggravarsi di questo problema.
In medicina esistono dei rimedi poco invasivi che si possono provare prima di dover ricorrere alla chirurgia. “Tutte le tecniche di medicina estetica - afferma il Prof. Roberto d’ Alessio Specialista in Chirurgia Plastica e Chirurgia e Chirurgia Maxillo-Facciale Direttore Chirurgia Plastica Ospedale Cardarelli Napoli - possono dare qualche risultato, anche quelle attualmente più “di moda” come la carbossiterapia e il lipodissolve. Il problema però è che non è possibile prevedere il livello di miglioramento che si può conseguire con uno di questi rimedi. Sono infatti tecniche che rispondono diversamente a seconda del soggetto sul quale vengono applicate; inoltre è sempre necessario abbinare ad esse un regime dietetico e un'attività fisica adeguata e, infine, sono metodiche che richiedono diverse sedute per essere efficaci e quindi molto tempo a disposizione da parte delle pazienti”.
Pertanto se si ha fretta di sfoggiare una silhouette gradevole non resta che ricorrere alla liposcultura, che oggi può essere effettuata con tecniche poco traumatiche e quindi con minor gonfiore e una più rapida ripresa, inclusa la possibilità di andare al mare naturalmente con le dovute cautele. Trattandosi di una zona limitata del corpo, le “culotte de cheval” si possono trattare in day-hospital con un’anestesia locale in modo da avere tempi di recupero decisamente più contenuti.

Ecco di seguito 5 esercizi per combatter questo problema...

Per combattere le culotte de cheval, i cuscinetti di adipe che si accumulano tra glutei e cosce delle donne, ecco cinque esercizi mirati. Sono da fare a casa, tre volte a settimana, la mattina o la sera per almeno mezz'ora. L'intensità del movimento dev'essere alta, in modo da permettere solo poche ripetizioni ma eseguite al meglio, i  primi risultati? Dopo due mesi di attività costante.

1. GLI AFFONDI
Posizione eretta, braccia lungo le spalle, fai un passo di mezzo metro circa con la gamba sinistra e piegati, tenendo la schiena dritta perpendicolare al pavimento e facendo in modo che il ginocchio non superi la punta del piede. Rimani in posizione cinque secondi e torna al punto di partenza. Ripeti con la gamba destra, dieci volte per gamba. Puoi potenziare gli effetti dell'esercizio tenendo in mano due bottiglie di acqua da due litri l'una. 

2. I PIEGAMENTI
In piedi, con le spalle al muro, esegui quindici piegamenti sulle gambe: con i glutei sfiora la parete e poi rialzati. I piedi sono divaricati non oltre la larghezza del bacino.

3. LA SPUGNA
Supina, gambe piegate perpendicolari al pavimento, braccia appoggiate lungo il corpo. Solleva i glutei e da questa posizione strizzali come se fossero una spugna, ripeti dieci volte e poi torna alla posizione di partenza. Tre sequenze.

4. LE APERTURE
Distenditi sul lato destro e inclina leggermente il corpo in avanti. Solleva la gamba sinistra fino a formare un angolo di 30 gradi col pavimento, mantieni la gamba sollevata senza piegare il busto. Espira quando sollevi la gamba e inspira abbassandola (15 volte per gamba).
 
5. GLI SLANCI
Mettiti in ginocchio, a terra, in posizione a quattro zampe. Alza la gamba destra parallela al pavimento e allineata alla schiena. Da qui esegui dieci piccoli slanci verso l'alto controllando il movimento, che deve essere lento e regolare. Tre sequenze da dieci per gamba.



                   


                                                                                                                             (Fonti: Varie)




Cancro e telefonino....ai posteri l'ardua sentenza!

Sono ormai vent'anni che si discute sulla pericolosità o meno dei telefoni cellulari, il cui uso è associato in particolare a un potenziale effetto cancerogeno. Ora, dopo alcuni studi interlocutori come Interphone, è l'Oms a prendere decisamente posizione e ad annunciare la possibilità reale che i cellulari e in genere ogni apparecchio wireless siano in grado di aumentare le probabilità di insorgenza del cancro. La dichiarazione dell'Oms nasce da un incontro di 31 esperti della Iarc, ovvero l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, tenutosi nei giorni scorsi a Lione. Il portavoce del team di lavoro Jonathan Samet ha dichiarato: “il gruppo ha raggiunto questa conclusione basandosi sull'analisi degli studi epidemiologici effettuati sugli esseri umani, ma anche su test sugli animali. In entrambi i casi le evidenze sono state giudicate 'limitate' per quanto riguarda il glioma e il neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo, ndr), mentre per altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti. La nostra classificazione implica che ci può essere qualche rischio e che tuttavia dobbiamo continuare a monitorare con attenzione il legame tra i cellulari e il rischio potenziale. Nel frattempo è importante prendere misure pragmatiche per ridurre l'esposizione, come l'uso di auricolari o il preferire i messaggi di testo alle telefonate ove possibile".
“Le prove, che continuano ad accumularsi – ha aggiunto Samet –, sono abbastanza da giustificare una classificazione al livello 2b", vale a dire uno dei cinque livelli che definiscono i prodotti possibilmente cancerogeni. Si tratta di un livello di pericolosità legato soprattutto ad un uso intensivo del cellulare o del wi-fi in ambienti ristretti.
L'Istituto Superiore di Sanità si mostra cauto, evidenziando la necessità di altri studi: “quello più importante si chiama Cosmos, e coinvolge 250 mila persone in tutta Europa – conferma Susanna Lagorio epidemiologa dell'Istituto scientifico del Ministero della Salute – e dovrebbe riuscire a superare tutte le limitazioni dei precedenti. Nel frattempo le raccomandazioni di limitare l'uso del telefonino sono più che altro a scopo precauzionale, perché solo l'Oms può dare indicazioni di salute pubblica, e lo farà probabilmente tra due anni in un volume apposito sulle radiofrequenze".


                                                                             ( Fonti: www.italiasalute.it)