mercoledì 28 settembre 2011

CHE COSA E' L'OSTEOPATIA

L'Osteopatia è un metodo innovativo di valutazione e trattamento olistico del corpo umano. Questa non tratta la malattia come manifestazione patologica, ma come squilibrio delle funzioni. 
Si tratta di un lavoro manuale specifiche applicato con un elevato sviluppo del tatto sia per la valutazione che per il trattamento di problemi meccanici che possono coinvolgere ogni parte del corpo. 
Con l'Osteopatia si ppossono trattare dolori alla colonna, emicranie, reumatismi ed artriti; lesioni discorsive ripetute e lesioni articolari come ad esempio nel gomito del tennista, trauma da incidente d'auto come nel caso del colpo di frusta, come anche lieve depressione o ansia. Condizioni associate alla gravidanza ed al parto sono spesso indicate per un trattamento osteopatico.

La filosofia osteopatica considera l'uomo come una unità di funzione, nella malattia come in salute tutte le parti del nostro corpo (muscoli, ossa, visceri o i diversi sistemi, circolatorio, nervoso, ecc.) lavorano in armonia per raggiungere e mantenere il benessere psicofisico.

Il sistema arterioso e venoso dà nutrimento a tutte le cellule del nostro corpo provvedendo all'eliminazione delle tossine e delle sostanze di rifiuto. L'osteopata attraverso le sue tecniche rimuove gli ostacoli a questo "fiume di vita" (il sangue) permettendo alle forze autoguaritrici del corpo umano di ripristinare lo stato di salute in rapporto all'età ed alla gravità del problema.

Fino ad ora si è ignorato il vero significato del termine Osteopatia, che etimologicamente deriva da "Osteon -osso, Pathos-sofferenza". Questo termine nella sua essenza indica che sia la salute che la malattia dipendono dallo stato di efficienza dell'apparato locomotore. Osteopata, in lingua inglese (Osteo-path) indica colui che agisce terapeuticamente sul corpo umano attraverso "il sentiero" delle ossa.

Le mani dell'Osteopata sono allenate a percepire le piccole variazioni che avvengono nei tessuti, raccogliendo così dati importanti sulla temperatura corporea locale (indice di infiammazione), e sulla loro consistenza; pertanto il principale strumento di lavoro è un buon lettino e la propria sensibilità. L'Osteopata non tocca necessariamente le parti dolenti del paziente, ma quelle che sono causa del dolore: così un mal di testa può essere trattato osteopaticamente agendo sulla cervicale, sulla respirazione o persino trattando solo l'osso sacro.

E' consigliabile, quando siano già stati fatti dal paziente, portare con sé al primo incontro raggi X, ecografia, TAC, risonanza magnetica, per ricercare eventuali controindicazioni al trattamento osteopatico.

A seconda dell'età e della gravità del problema l'Osteopata applica le tecniche più adatte al caso, che comunque non sono dolorose o invasive per il paziente siano esse strutturali, craniali o viscerali.

Il risultato terapeutico è duraturo ?
Dipende se il problema è acuto o cronico, traumatico o degenerativo; tuttavia se l'intervento dell'Osteopata avviene prima che si instaurino danni irreversibili, a prescindere da qualsiasi patologia, il risultato sarà eccellente.

L'effetto è immediato ?
In molti casi l'organismo umano affronta e risolve i propri problemi a nostra insaputa (autoguarigione). Quando invece ci rendiamo conto che qualcosa non va nella nostra salute, il corpo sta reagendo compensando alla malattia; più il problema persiste e più compensi avvengono. Nei casi in cui il dolore viene determinato da un evento che insorge bruscamente, come il torcicollo o il colpo della strega, il risultato del trattamento è immediato. In casi diversi occorre un periodo più lungo prima che il corpo si riadatti alla nuova condizione funzionale.

Il trattamento osteopatico prevede una terapia di esercizi ?
Si, la terapia di esercizi viene sempre consigliata al paziente, il quale dovrà attenersi ai suggerimenti relativi alla sua postura, da seguire nella vita di tutti i giorni, specie durante le ore di lavoro: sollevare pesi da terra tenendo le ginocchia estese = discopatia; l'impiegato che risponde al telefono sostenendolo sempre fra la spalla e l'orecchio = torcicollo; l'autista che regola lo schienale troppo inclinato o troppo verticale = mal di schiena; ecc..

Un trattamento osteopatico è utile solo per le ossa e per i muscoli ?
Certo che no. L'Osteopatia è una medicina olistica. Anche se l'intervento principale è essere applicato sull'apparato locomotore, il suo effetto benefico riguarda tutto l'organismo.

Che cos'è l'Osteopatia Craniale?
È' un sistema di medicina manuale ideato da William Garner Sutherland in America all'inizio del secolo scorso. In quanto osteopata scoprì che le 26 ossa che compongono il cranio erano intimamente articolate tra loro in modo da permettere un leggero e docile movimento. Egli comprese che questo movimento derivava da una lieve espansione e contrazione ritmica del cervello all'interno la quale è completamente indipendente dai movimenti derivanti dalla respirazione e dalla pulsazione cardiaca.
Egli scoprì inoltre che questo movimento non è limitato al cranio, ma è presente e può essere ascoltato in tutto il corpo. Questo movimento sembrò essere essenziale per il mantenimento della salute.
Quando il corpo è soggetto ad un trauma, come può succedere ad esempio durante la nascita o per altri lesioni, questo sottile movimento può compromettersi e la salute del corpo può essere disturbata anche in modo molto significativo. 

                                                                                           (Fonti varie)

IL FUMO "SABOTA" LA VITA SESSUALE DEGLI UOMINI

Le sigarette possono mandare in fumo la vita sessuale maschile, non solo per il già accertato aumento di rischio di impotenza (il rischio raddoppia per i fumatori più accaniti) ma anche per problemini meno riconoscibili, che comunque possono interferire con la vita di coppia del maschio fumatore. È quanto emerso da uno studio condotto da Christopher Harte del VA Boston Healthcare System pubblicato sul British Journal of Urology International.
Secondo quanto si apprende sulla Reuters online se si smette di fumare i «parametri di misura» della salute sessuale migliorano. Il fumo fa male alla sessualità perchè raddoppia il rischio impotenza, ma anche maschi fumatori che apparentemente conducono una vita sessuale normale potrebbero avere dei 'problemini' fumo-indotti e neppure esserne consapevoli.
Il rischio è soprattutto per i giovanissimi che tendono a non rendersi conto degli effetti, magari subdoli e poco evidenti, del fumo sulla loro attività sessuale. Gli esperti hanno arruolato un campione di fumatori e hanno chiesto loro di smettere (dandogli cerotti di nicotina). Poi in un laboratorio (nell'assoluto rispetto della privacy) gli hanno offerto la visione di un «filmino» e visto le reazioni dei maschi 'misurando' l'erezione e l'eccitamento. È emerso che chi ha smesso di fumare e non ha ripreso il vizio 'sfoggia' dei parametri migliori di salute sessuale di chi, invece, non ha rispettato il programma e ha ripreso a fumare. 

                                                                           (fonti: www.leggo.it)

DOPO LE VACANZE, 7 DONNE SU 10 NON SI PIACCIONO PIÙ

Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Quella che si specchiava prima di partire per le vacanze. A quante donne lo specchio risponde così a fine estate? A sette su dieci. Si chiama  «sindrome di Grimilde». Secondo gli esperti, sette donne su dieci sono alle prese con l'ansia di non piacersi. Effetto collaterale di qualche chilo in più accumulato durante le vacanze. Così, specchio e bilancia rischiano di mettere in difficoltà milioni di italiane, scontente del proprio corpo e preoccupate di non riuscire a indossare i vestiti della passata stagione.
Secondo la psicologa Mariolinia Palumbo «è molto diffuso tra le donne un senso di insoddisfazione causato dal non sentirsi pienamente in forma», in più, sottolinea l'esperta, «guardarsi allo specchio alla ricerca dei chili di troppo diventa l'attività principale di molte donne». Nervosismo, ansia, perdita di autostima: questi sono i sintomi della sindrome di Grimilde, il personaggio della favola di Biancaneve che si specchiava chiedendosi chi fosse la più bella del reame. Secondo lo studio, promosso da Nestl‚ Fitness su un campione di 512 italiane di età compresa tra i 18 e i 54 anni, a non sentirsi in forma sono il 67% delle donne, solo una su due si dichiara soddisfatta del proprio corpo e due su dieci non lo sono affatto.
La ricerca ha evidenziato che la non perfetta forma fisica genera nervosismo nel 21% delle intervistate, angoscia nel 39% e il 44% dichiara, addirittura, di dover ricorrere a nascondere i propri difetti con vestiti appropriati. Dalle risposte emerge che è l'autocritica a creare il maggior numero di scontente (45%) mentre sono il 13 per cento le donne in ansia a causa del giudizio degli altri. Il maggiore cruccio per le italiane è il girovita abbondante, il 59% vorrebbe una pancia più piatta, seguono le preoccupate per gli accumuli di grasso su cosce (44%), glutei (35%) e fianchi (37% ).
Niente panico, basta ristabilire l'equilibrio tra piacersi e piacere. È quanto afferma la psicoterapeuta Alessandra Lancellotti, secondo cui «lo strumento principale per generare questo stato di benessere e riconquistare un rapporto sereno con il proprio corpo e con gli altri, parte da un trinomio vincente: un allenamento fisico regolare, un'alimentazione equilibrata e un approccio mentale sereno». Per tutte il consiglio è di non abbattersi e cercare di rimettersi in forma in maniera graduale.
Nonostante il disagio, infatti, solo il 64% delle donne ha dichiarato di aver messo in atto strategie per tornare a sentirsi a proprio agio con se stesse. Il rimedio più immediato per circa un terzo delle italiane è quello di seguire un regime alimentare più sano, che per le intervistate significa mangiare più frutta (89%), verdura (89%) e cereali (58%).
«Questi ultimi», sottolinea il nutrizionista Nicola Sorrentino, «consentono una migliore sensibilità insulinica, fattore fondamentale nella prevenzione del diabete, e aiutano a mantenere un intestino sano e integro. Inoltre, un maggior consumo di cereali integrali favorisce il raggiungimento di un indice di massa corporea (rapporto fra peso e altezza) più equilibrato e riduce le probabilità di un aumento di peso nel tempo». 

                                                                           (Fonti: www.leggo.it)

giovedì 22 settembre 2011

I PIÙ INTELLIGENTI FANNO MENO SESSO DEGLI ALTRI

Gli intelligentoni storceranno il naso, non riconoscendosi in questa analisi, ma la ricerca scientifica dimostra che chi spicca per intelligenza e ha curriculum scolastico e accademico di tutto rispetto è «carente» su un altro versante, il sesso. Le persone molto dotate di testa, insomma, hanno un'attività sessuale meno intensa e 'collezionanò nel corso della propria vita un minor numero di partner. È il verdetto che giunge sulle pagine del numero di agosto della rivista statunitense Psychology Today che ha chiesto il parere di una ricercatrice che ha analizzato a fondo la vita sessuale degli americani, la sociologa Rosemary Hopcroft dell'università della Carolina del Nord a Charlotte e che ha pubblicato in merito anche una ricerca sulla rivista 'Evolution and Human Behaviour' intitolata 'Sex, status, and reproductive success in the contemporary United States', per indagare, appunto, come lo stato socio-economico, l'intelligenza e altri fattori influiscano sulla 'vivacita« della vita sessuale di ognuno di noi. E, parole della Hopcroft, »l'intelligenza è associata negativamente con la frequenza dell'attività sessuale, un'evidenza che lascia non poco sgomenti«, in altri termini più sei intelligente meno fai sesso.
E non è tutto, l'ultima edizione del sondaggio 'National Survey of Family Growth' mostra che più è alto il tuo livello di istruzione, minore è il numero di partner che hai avuto negli anni passati: in particolare la ricerca rileva che maschi laureati hanno la metà della possibilità di coetanei diplomati di aver avuto 4 o più partner negli anni precedenti. Ll'associazione negativa tra sesso e intelligenza si rileva sin dall'età adolescenziale. Uno studio di Carolyn Halpern della Università della North Carolina a Chaperl Hill ha scovato un'alta concentrazione di giovani ancora vergini tra coloro che hanno le doti per sedere sui più alti gradini della scala dell'intelligenza. I teenager più brillanti arrivano dopo anche al bacio. Ma questa scelta di posticipare l'inizio dell'attività sessuale è veramente una scelta del teenager intelligente oppure è una mancanza di opportunità? Vale a dire, i giovanissimi intelligentoni hanno le stesse chance di fare sesso dei coetanei meno brillanti?

È facile credere che sia tutto un motivo di immagine: se pensiamo a un adolescente intelligente e dai voti ottimi, ci viene in mente subito il secchione occhialuto magari con qualche brufolo di troppo, chino sui libri e poco preso dal look e dall'apparenza e quindi meno attraente. Ma non è questo il punto perchè una ricerca dimostra che anche a parità di attrattività fisica, i più intelligenti si occupano meno di »faccende« di sesso. Il motivo potrebbe essere che per avere un buon curriculum ed essere intelligente serve studiare e quindi si ha meno tempo per altro, o anche che lo studioso abbia altre priorità, come a dire meglio passare le sere a leggere tutta la bibliografia di Fedor Dostoevskij che uscire in cerca di 'avventurè. Ma forse c'è una spiegazione più biologica ed evolutiva, potrebbe esserci dietro, cioè, un costume avito: chi è più intelligente, ipotizza lo psicologo evoluzionista Aurelio Josè Figueredo dell'Università dell'Arizona, ha sicuramente più risorse (tra i nostri antenati aveva modo di ideare strategie di caccia più proficue, oggigiorno può aspirare a lavori più qualificati e meglio remunerati), quindi può permettersi di fare meno sesso perchè anche se così facendo ha meno chance di riprodursi, qualora avesse un figlio, avrebbe di certo più risorse da dedicargli. 

                                                                             (Fonti: www.leggo.it)

ZAINI PESANTI: È RISCHIO PROBLEMI ALLA SCHIENA

Rispolverati astucci e zainetti, milioni di alunni italiani stanno per tornare fra i banchi. «E come ogni anno borsa e zaino diventano sempre più pesanti. In particolare, questi zaini arrivano a pesare 8-10 kg, e sono un sovraccarico enorme per strutture ossee in via di sviluppo, che hanno ancora una plasticità e un'elasticità che va diminuendo con la crescita ossea. Questa prosegue fino a 15-17 anni, a seconda del distretto osseo e a seconda del soggetto. Insomma, i rischi maggiori li corrono i bambini dai sei anni in poi». Lo spiega all'Adnkronos Salute Sandro Rossetti, primario della Divisione di ortopedia e traumatologia dell'ospedale San Camillo di Roma. «La postura sbagliata e un carico squilibrato del peso dello zaino può determinare alla lunga un'alterazione della statica della colonna - avverte - e provocare un accentuarsi della curva scoliotica, che molto spesso è fisiologica nei ragazzi. Ma se la schiena viene sottoposta ad un carico anomalo o disequilibrato, questo può provocare una accentuazione di scoliosi, di lordosi e di cifosi». Tutti abbiamo una colonna con un minimo di curva anomala, prosegue l'esperto. «Perciò bisogna fare attenzione nel caricare le spalle dei nostri figli. Più l'osso è plastico, più è a rischio deformità. Corrono dunque più rischi i bambini dai sei anni in su. Più cresce l'osso, meno rischi si corrono. Dunque nella piena adolescenza i pericoli si riducono. Mentre in età evolutiva, quando la plasticità dell'osso è particolarmente evidente, spiccata, il rischio è elevatissimo». Cosa fare, dunque, per proteggere la schiena dei ragazzi alle prese con pile di libri e quaderni? Rossetti regala cinque consigli ai genitori:
1) È opportuno che il peso dello zaino venga ridotto quanto più possibile, e venga equilibrato sulle spalle del bambino;

2) Consigliare allo studente di infilare entrambe le spalline dello zaino quando lo porta con sè, per fare in modo che ci sia equilibrio quanto al peso che devono sopportare.

3) «Teniamo conto che il distretto osseo che più soffre del carico ponderale è certamente la colonna. Le vertebre, piccole ossa che si articolano una sull'altra, devono essere tutelate e non devono essere schiacciate in modo significativo», raccomanda Rossetti;

4) È necessario rinforzare adeguatamente la muscolatura paravertebrale con attività fisica regolare, quale nuoto, pallavolo e pallacanestro, che rinforzino proprio quella muscolatura che deve fungere da sostegno della nostra colonna;

5) Niente ansie eccessive: «Se lo zaino è ben portato, il peso è limitato e la muscolatura del bimbo viene curata attraverso un'attività fisica regolare, i nostri figli cresceranno nel modo migliore». 

                                                                               (Fonti: www.leggo.it )

LA CRISI SVUOTA LE CULLE, SEMPRE PIÙ MADRI OVER 40

Non è un paese per giovani, ma neanche per bambini. La crisi, oltre ai portafogli, svuota anche le culle e così, per la prima volta dal 1995, tornano a calare le nascite. Il nuovo rapporto Istat sulla natalità della popolazione residente non lascia dubbi: se i nati nel 2009 erano stati 568.857, nel 2010 essi sono scesi a 561.944, circa 15 mila in meno in due anni. Si è dunque interrotta quella lenta, ma costante, ripresa della natalità, iniziata dopo il 1995, l’anno del minimo storico, con solo 526.064 nati. La diminuzione - secondo l’analisi dell’Istat - si spiega con il crollo delle nascite di bambini da genitori entrambi italiani (-25 mila in due anni).
A tenere in piedi la natalità, al solito, provvedono le unioni con almeno un genitore straniero: in questo caso le nascite sono ancora in aumento, ma con un ritmo meno sostenuto: in media 5 mila nati in più nel 2009 e nel 2010, quasi la metà dell’incremento registrato nel 2008. In tutto sono 107 mila i nati da almeno un genitore straniero nel 2010 (19% del totale).
Le donne italiane fanno sempre meno figli, dunque, e sempre più tardi. Più del 6% dei nati, infatti, ha una madre con almeno 40 anni, mentre i nati da madri di età inferiore a 25 anni sono solo l’11% del totale. Una donna italiana, in media, ha 1,41 figli, rispetto ai 2,23 delle straniere. C’è invece una natalità che cresce ed è quella che si verifica al di fuori del matrimonio: i nati da genitori non coniugati nel 2010 sono stati oltre 134 mila (il 23,6% a livello medio nazionale).
Il trend è pochi figli e tardi, sfidando l’orologio biologico. Ma rinviare la maternità risolve alcuni problemi (lavoro, realizzazione personale e affettiva) e ne pone altri: meglio saperlo prima.
”Il problema fondamentale per una gravidanza over 40 è averla - sintetizzano, concordi, la professoressa Irene Cetin, primario di Ostetricia e Ginecologia all’Ospedale milanese Sacco e docente universitaria e la dottoressa Luciana De Lauretis, responsabile del Centro Fertilità alla Clinica Santa Rita di Milano.
Il passare del tempo può essere neutralizzato sul viso di una donna, non sugli organi interni, legati alla riproduzione e non solo. Il numero di ovuli è scritto nei geni, ogni donna riceve questo ‘corredo’ appena viene concepita e, sempre nei geni, è scritto quando comincerà e quanto durerà la vita mestruale. In media 37 anni, spiega la dottoressa De Lauretis, ma non sempre con lo stesso ‘rendimento’: a 23 anni, ogni ovulazione ha il 28% di probabilità di trasformarsi in gravidanza, a 39 anni le probabilità sono dimezzate, a 40 sono 12%, a 42 sono 10%, un anno dopo fra 8 e 5, poi sempre meno.
Anche nelle donne con ciclo regolare e funzioni ormonali ok, le cellule uovo invecchiano, diventano meno feconde o, se fecondate, più soggette ad anomalie cromosomiche (come se avessero materiale genetico ‘deteriorato’): aumentano gli aborti spontanei, strumento naturale di selezione che prima dei 40 sono il 15-20%, dopo i 43, il doppio.
Ci sono anche anomalie genetiche che non interrompono la gravidanza ma portano problemi al nascituro, per esempio la sindrome di Down. Oltre agli ovuli, invecchia l¹utero: i tessuti di questo ‘nido’ perdono elasticità e tono: sul volto parliamo di rughe, per l’utero di fibrosità. I fibromi non sono solo maligni e neppure sono impedimenti definitivi a una gravidanza, ma, se deformano in modo sensibile l’utero, per l’uovo è più difficile impiantarsi.


                                                                                                         (Fonti: varie)

giovedì 15 settembre 2011

DIECI PUNTI PER UN CAMBIAMENTO

1. Il laureato in Scienze Motorie è formato nelle facoltà di Medicina e Chirurgia, ma con un comma discriminatorio (C.7 Art. 2 D.Lgs. n.178/1998) è stato estromesso dalla sanità nazionale. In Italia la "salute" senza la sanità è inattuabile! O: "SCIENZE MOTORIE NELLA SANITA' O LA MEDICINA FUORI DALLE SCIENZE MOTORIE"

2. Il percorso di studi colloca i dottori in Scienze Motorie necessariamente nella prevenzione e nella ricerca scientifica, ma questi vengono costantemente accusati e processati per "ABUSIVISMO": UN PROBLEMA POLITICO!

3. Gli specialisti della preventiva adattata devono essere collocati tra le FIGURE SANITARIE, altrimenti il corso magistrale non ha senso di esistere

4. LA SALUTE DEGLI ITALIANI NELLE PALESTRE DAL 1998 E' IN MANO A SPECULATORI spregiudicati ed abusivi senza titolo accademico: è necessario sanare questo problema!

5. Nelle SCUOLE PRIMARIE dev'essere inserito il dottore in scienze motorie a tutela della formazione motoria di tipo evolutivo

6. Gli ENTI DI PROMOZIONE SPORTIVA RAPPRESENTANO LA FUCINA DELL'ABUSIVISMO in Scienze Motorie. Il sistema formativo di tali enti dev'essere sottoposto alla direzione tecnica di professionisti titolati a tutela della popolazione

7. Il CONI è il più importante organo sportivo italiano, dove anche il laureato in Scienze Motorie è fiero di riconoscersi, ma esso è e RIMANE UN ORGANO AGONISTICO, non formativo per l'attività motoria rivolta a chiunque. Tale formazione spetta esclusivamente alle Scienze Motorie

8. La specialistica di tipo manageriale, nasce per tutelare la popolazione che si rivolge al mercato per l'offerta delle attività motorie, ma ad oggi chiunque può svolgere tale delicata funzione: sono necessari CONTROLLI E PESANTI SANZIONI da parte dello stato per tutelare i cittadini

9. Il laureato in Scienze Motorie deve ritrovare il suo antico ambito anche nelle FORZE ARMATE E DI POLIZIA. Agenti e militari sono cittadini e meritano professionisti che si occupino del loro addestramento

10. La tutela di tutti i cittadini che svolgono attività motorie durante la loro vita dev'essere garantita dallo Stato con una LEGGE ORDINARIA di rango primario, da promulgare con urgenza, garantendo così la democrazia, il diritto, la giustizia e la sicurezza di tutti, individuando esclusivamente nel dottore in scienze motorie l'operatore della salute e della prevenzione, che opera attraverso l'esercizio fisico programmato

sabato 10 settembre 2011

Athletic trainer no personal trainer

These days people are more active, more interested, more educated than ever before. We’re trained in fitness, sports, computer applications – even parenting.
You can’t accurately describe anyone using simply the word “trainer.”
Here are some differences between an athletic trainer and a personal trainer.

ATHLETIC TRAINER
An athletic trainer is an expert at recognizing, treating and preventing musculoskeletal injuries. ATs meets qualifications set by the Board of Certification, Inc., and adhere to the requirements of a state licensing board. ATs practice under the direction of a physician and are members of a health care profession recognized by the American Medical Association.
Requirements:
• Must obtain, at minimum, a bachelor’s degree in athletic training
• Must pass a comprehensive exam to earn the ATC credential
• Must keep their knowledge and skills current by participating in continuing education
• Must adhere to standards of professional practice set by one national certifying agency and to a national code of ethics

Daily Duties:
– Provide physical medicine and rehabilitation services
– Prevent, diagnose, treat and rehabilitate injuries (acute and chronic)
– Coordinate care with physicians and other health care professionals
– Work in schools, colleges, professional sports, clinics, hospitals,
corporations, industry, military, performing arts

PERSONAL TRAINER
A personal trainer develops, monitors and changes an individual’s specific exercise programin a fitness or sports setting; some personal trainers also make nutrition recommendations.
Personal trainers can earn credentials through a number of agencies and can work as fitness trainers without formal instruction or certification.
Requirements:
• May or may not have higher education in health sciences
• May or may not be required to obtain certification or state licensing
• May or may not participate in continuing education
• May become certified by any one of numerous organizations that set varying education and practice requirements

Daily Duties:
– Assess fitness needs and design appropriate exercise regimens
– Work with clients to achieve fitness goals
– Help educate the public on the importance of physical activity
– Work in health clubs, wellness centers and other locations where fitness activities take place.

About the National Athletic Trainers’ Association:
Athletic trainers are health care professionals who specialize in the prevention, diagnosis, treatment and rehabilitation of injuries and  illnesses. The National Athletic Trainers’ Association represents and supports 32,000 members of the athletic training profession. NATA  advocates for equal access to athletic trainers for patients and clients of all ages. NATA members adhere to a code of ethics. For  more visit www.nata.org.

venerdì 9 settembre 2011

Il Consiglio dei ministri approva il liceo sportivo

Decisiva la spinta dell’ex campionessa Manuela Di Centa, oggi deputata Pdl: previsti percorsi didattici omogenei su tutto il territorio nazionale. I corsi prevedono l'applicazione dei metodi della pratica sportiva, ma anche la ricerca di strategie per favorire la scoperta del ruolo pluridisciplinare e sociale dello sport.
Se ne parlava da diversi anni, da decenni, ma l’ok al liceo ad indirizzo sportivo non era mai arrivato. Stavolta, quasi a sorpresa, le intenzioni si sono tradotte in realtà: a realizzarle, su spinta della deputata del Pdl Manuela Di Centa, membro della commissione Cultura della Camera e proposta formale emessa dal ministro Gelmini, è stato il Consigli dei ministri.
Approvando un originale schema di regolamento, i rappresentanti del Governo hanno detto sì all’organizzazione dei percorsi della sezione di indirizzo sportivo del sistema dei licei. Nel comunicato del Cdm si legge che l’iniziativa era necessaria “per colmare un vuoto normativo”: il nuovo percorso prevede l’introduzione “di percorsi didattici omogenei su tutto il territorio nazionale”. Ma anche la garanzia che agli studenti frequentanti questo genere di corsi venga data “la possibilità di studio delle scienze motorie e sportive, l'applicazione dei metodi della pratica sportiva in diversi ambiti, l'elaborazione dell'analisi critica dei fenomeni sportivi, la riflessione metodologica sullo sport e sulle procedure sperimentali ad esso inerenti, la ricerca di strategie tese a favorire la scoperta del ruolo pluridisciplinare e sociale dello sport, l'approfondimento della conoscenza e della pratica delle diverse discipline sportive”.
Nei prossimi giorni il testo sarà trasmesso al Consiglio nazionale della pubblica istruzione, alla Conferenza unificata, al Consiglio di Stato ed alle Commissioni parlamentari: tra qualche settimana è quindi prevista la discussione, cui seguirà la votazione dell’aula. 
                                                                 
                                                                                                               Alessandro Giuliani 
                                                                                                  (Fonti: www.latecnicadellascuola.it)
                                                                                                                                                              

martedì 6 settembre 2011

Il Tai Chi sconfigge il dolore

Nato come arte marziale, rivisitato come forma di meditazione, il Tai Chi contrasta dolore cronico


(Contrasto)

MILANO - Una prima segnalazione era già giunta l’anno scorso: l’antica pratica cinese del Tai Chi può aiutare chi soffre di artrite reumatoide. Lo studio però era piccolo, riguardava solo una ventina di malati: non abbastanza per confermare che l’attività, a metà tra la ginnastica dolce e la meditazione, potesse essere davvero efficace. Per cercare altre prove un gruppo di studiosi australiani ha cercato su internet gli studi in cui il Tai Chi era stato considerato come una vera e propria forma di cura, allargando il campo a tutte le forme di dolore muscolo scheletrico cronico. «Anche con questi criteri più ampi abbiamo trovato solo sette ricerche rispondenti alle condizioni che ci eravamo proposti a priori» ha precisato Amanda Hall, del George Institute for International Health dell’Università di Sydney, in Australia: «uno solo che riguardava pazienti con artrite reumatoide, cinque che coinvolgevano persone con artrosi e un ultimo che esaminava l’effetto di questa particolare modalità di attività fisica in individui colpiti da mal di testa cronico».
Il METODO - I ricercatori australiani hanno tenuto conto solo dei lavori in cui l’effetto del Tai Chi, aggiunto alle cure standard, era confrontato con quello ottenuto dalle sole terapie convenzionali su un gruppo di controllo. «La prima difficoltà da un punto di vista scientifico è che manca omogeneità tra i diversi lavori che abbiamo esaminato: i corsi di Tai Chi frequentati dai partecipanti erano di diverso tipo e richiedevano una frequenza variabile da una a tre volte la settimana. Anche la durata dell’osservazione prima di trarre conclusioni sui risultati andava da sei a quindici settimane» prosegue la ricercatrice australiana. «Tuttavia, sebbene anche noi, come già gli autori di precedenti ricerche, abbiamo trovato che l’impostazione metodologica di tutti questi lavori lasciava talvolta un po’ a desiderare, i risultati sono comunque soddisfacenti, anche alla luce del fatto che la pratica del Tai Chi, oltre a essere economica e a portata di tutti, offre altri vantaggi psicologici e sociali, nell’interazione con gli altri, di solito in spazi aperti come parchi e giardini». Quel che conta infatti è che i malati, intervistati prima e dopo il trattamento, hanno dichiarato di averne tratto giovamento: in media dieci punti su una scala da 0 a 100 in termini di dolore e disabilità. Inoltre si sono detti meno tesi e più soddisfatti delle proprie condizioni di salute rispetto a coloro che non avevano fatto la stessa esperienza. Tanto che gli studiosi australiani hanno intrapreso un lavoro analogo per verificare se gli stessi benefici si possono ottenere anche con il mal di schiena.
IL COMMENTO - «Non è difficile crederlo» commenta Maurizio Cutolo, reumatologo dell’Università di Genova e chairman del Comitato di educazione e formazione dell’EULAR, l’European League Against Rheumatism. «I malati reumatici possono trarre beneficio da qualunque forma di movimento purché non sia violento e non sia passivo, cioè non venga imposto alle articolazioni da altri. In questo caso, per esempio per azione di un chiropratico, si possono creare microtraumi di cui al momento non ci si accorge. Anzi, nell’immediato se ne può anche trarre un apparente beneficio ma alla lunga si possono creare danni maggiori. Ogni movimento spontaneo, invece, viene naturalmente controllato dall’organismo nei limiti di ciò che non è dannoso». Vada quindi per il Tai Chi, come per ogni attività fisica dolce, soprattutto se, come questa, oltre che al fisico fa bene anche alla mente.
                                                                                                               Roberta Villa
 
                                                                                                     (Fonte: Corriere della sera)

lunedì 5 settembre 2011

Chiropratica: Inutili manipolazioni


Pasta o Carne ovvero Carboidrati o Proteine?

Capita sempre più spesso di incontrare atleti o semplici appassionati di fitness che fanno delle proteine il loro pasto base, come se fossero il macronutriente fondamentale della dieta; in realtà le proteine giocano un ruolo fondamentale nella ricostruzione dei tessuti, mentre il vero carburante principale del nostro corpo rimane sempre il carboidrato
Infatti, se dovessimo paragonare il corpo umano ad un'autovettura, potremmo immaginare le proteine come i pezzi di ricambio o le parti usurate dell'auto (ad esempio le gomme da sostituire, il filtro da cambiare etc.) mentre i carboidrati come una sorta di benzina. Sappiamo benissimo che un'autovettura senza benzina non  potrebbe muoversi, fortunatamente per il corpo umano non funziona allo stesso modo, senza carboidrati, è in grado di continuare a svolgere le sue funzioni cellulari utilizzando appunto le proteine; questo comporterà però una dieta ipoglucidica (Basso Tenore Di Carboidrati) che porterà alla comparsa di chetosi, un'alterazione metabolica caratterizzata dall'accumulo di corpi chetonici, secondario alla riduzione della glicemia e associato a perdita di calcio che, in casi prolungati, porterà ad un aumentato rischio di osteoporosi nonché, in ultimo, alla formazione di calcoli renali. Il Gioco quindi non sembra proprio valere la candela! Ma allora perché, diversi atleti o semplici appassionati di fitness, ricorrono sempre più spesso a queste diete iperproteiche?
Una dieta iperproteica e drasticamente ipoglucidica, consentirebbe in abbinamento ad un adeguato piano di allenamento fisico di ottenere un veloce e consistente aumento della massa muscolare.
Ma le attuali conoscenze in ambito nutrizionale indicano L'alterazione dell'omeostati proteica come un vero e proprio rischio per la salute, il problema principale come detto precedentemente riguarda il sovraccarico renale e non ultimo l'affaticamento epatico conseguente sempre all'eccessivo introito proteico. A questo si aggiunge il rischio di un superamento della capacità tampone antiossidante dell'organismo con il possibile accumulo di elevate concentrazioni di radicali liberi. Un altro elemento importante appare il rischio di alterazione della microflora intestinale il cui corretto sviluppo è strettamente correlato alla presenza nella dieta di carboidrati, fibre, vitamine e sali minerali, nutrienti eliminati nelle diete iperproteiche, L'ultimo aspetto ma non per questo meno importante è la consegue disidratazione extracellulare indotta sempre dalle troppe proteine. 
Per concludere nel caotico e confuso mondo delle diete alimentari vi do un ultimo consiglio, se proprio non ne volete sapere di alzare l'introito calorico dei carboidrati e diminuire quello proteico bevete molta acqua, cosi facendo ridurrete i possibili danni renali; danni che comunque a lungo termine non tarderannoa farsisentire visto che troppe proteine sono tossiche per l'organismo come lo sono gli steroidi anabolizzanti. . . 

           (Fonti: OPTIMUN SPORTS NUTRITION - FITNESS LA GUIDA COMPLETA ISSA ITALY)